La perfetta Canard à la presse? Si mangia in Engadina

Tutto il contrario dello star-chef. Questo signore sorridente e schivo, rispettoso della tradizione seppur pronto ad incursioni nella cucina molecolare (non solo per il gelato all’azoto liquido) e devoto alle cotture a basse temperature, ha il gusto del passato. Lo strumento è in bella vista, all’entrata dell’antica sala catalogata come monumento nazionale, lucido e efficiente.

Siamo nel cuore dell’Engadina, a 1800 metri d’altezza, ma è come essere a Rouen. Perché  Bernd Schützelhofer, chef del ristorante gourmet 
Kronenstuebli all’interno dello storico hotel Kronenhof di Pontresina, propone una “Canard à la presse” (Anatra alla pressa) rispettosa della ricetta originale  creata dallo chef Méchenet a Rouen, agli inizi del XIX secolo e riprodotta con successo negli anni alla Tour d’ Argent a Parigi. Il torchio per l’anatra usato a Parigi è un pezzo unico di Christofle, quello di Pontresina altrettanto prezioso. Non è dato sapere quante volte sia stato effettivamente usato: ad alcuni la procedura può apparire un po’ barbara (la pressatura della carcassa dell’anatra per ricavarne la salsa di cui irrorare i petti). Ma  di certo è qualcosa di unico in giro per l’Europa.
Schützelhofer, che vanta una stella Michelin, in realtà propone una cucina legata al territorio, con molta selvaggina: “Usiamo erbe e formaggi locali, ma per molti mesi l’anno qui c’è solo neve!”. Lui, austriaco che sogna di lavorare a Singapore, è perfettamente integrato in questo microcosmo alpino. 
La Kronenstuebli è situata nella parte più antica dell’albergo, una delle maggiori testimonianze neo-barocche delle Alpi, tutelato dai Beni Culturali.
L’hotel ha subito una importante ristrutturazione nel 2007: deve il suo nome ad una corona d’oro collocata sulla cupola centrale della corte d’onore. Il nucleo originario, l’antica locanda Roessli, acquistato nel 1848 dalla famiglia Gredig che ne ha mantenuto la proprietà per oltre 140 anni, era inizialmente destinato ad un’enoteca che proponeva vini della Valtellina, trasportati a cavallo attraverso il Passo Bernina.
 
Per chi non fosse interessato alla canard si consiglia una visita alle saune in legno in stile engadinese e un tuffo nella piscina attrezzata con musica subacquea.
 
  • marco |

    RICETTA PERFETTA E DA PROVARE SENZA COMMENTI DI FRODE FISCALI GODIAMOCI LA CUCINA

  • carl |

    Come è noto, in francese “presse”, significa sia “torchio” che “stampa”..
    A ben pensarci un nesso tra i due significati ci sarebbe, giacchè la stampa è nata a torchio.. Nevvero?
    Il torchio a sua volta ha assunto più di un significato. Uno è perfino metaforico. Mettere “sotto torchio” è diventato sinonimo di mettere “sottopressione” nel senso di non lasciar respirare, di stare appresso a qualcuno.. di fargli sentire il fiato sul collo.. ecc. E allora? E allora si dà il caso che Monti, tra i monti dell’Engadina (magari dopo aver gustato un canard à la presse anzichè à l’orange, abbia chiesto all’elvetica Evelina (ed ottenuto) il suo presidenzial interessamnento per riuscire a far sentire il fiato sul collo ai furbastri italiani che hanno piazzato nelle banche elvetiche parte dei loro averi.. E possimao scommettere che qualcuno riusciranno a metterlo sotto torchio fiscale.. Del resto a volte basta anche l’agire di un bancario che per potersi ritirare a “vita privata” si mprocura prima un alista di depositanti felloni..
    D’altra parte molti o pochi di coloro che hanno depositato parte dei loro
    fondi oltr’alpe o oltreoceano, nei caraibi e via dicendo, altro non hanno fatto che seguire uno dei due consigli che legittimamente risuonano giorno sì, giorno no, anche nei media pubblici dell’Italia nostra .. E cioè? Non mi riferisco a quello che investire in azioni che, a lungo termine, assicurerebbe un guadagno certo.. bensì all’altro.. E cioè? Quello di base, o fondamentale che dir si voglia.. Vale a dire di diversificare.. di non tenere cioè tutti i propri averi sulla stessa zattera..:o) Perchè se affonda o si disgregano le assi.. Ahimé.. si rimane come l’Aretino Pietro, ossia con un piede avanti e l’altro dietro..
    Ed è risaputo che di “esperti” pullula anche l’Italia nostra, ma molti di loro sono sopratutto, se non esclusivamente, esperti nel dire, promettere, nel garantire, ma che alla fin fine lo sono sopratutto nel parlare.. Indubbiamente sanno parlare. Non ci piove. Sono degli affabulatori provetti.

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