Riparte la stagione del tartufo. Cosa c’è da imparare da Alba

Trecento euro l’etto, il 20% in meno rispetto alla scorsa stagione. E ottima qualità, nonostante i timori legati alla lunga siccità estiva. Le piogge settembrine hanno rimesso a posto le cose e da ieri Alba può tornare a celebrare il tartufo, il prezioso tubero a cui la città piemontese deve la sua popolarità in giro per il mondo. Le Langhe non sono certo l’unico posto in cui si trova il tartufo bianco, quello più pregiato, ma bisogna riconoscere agli albesi la capacità di fare rete e promuoversi con intelligenza all’estero. Un esempio virtuoso, che andrebbe seguito da altri distretti del Made in Italy alimentare e non.
Quest’anno si sono inventati il tartufo nel cinema, con una mostra che racconta il legame del Tuber magnatum Pico con i divi del grande schermo, da Rita Hayworth a Marilyn Monroe, da Alfred Hitchcock a Sophia Loren. Una lunga storia d’amore iniziata nel 1949, quando, su invito di un facoltoso avvocato torinese infatuato di Rita Hayworth, il ristoratore albese Giacomo Morra – ideatore della Fiera del tartufo bianco d’Alba – fece recapitare all’attrice statunitense un magnifico tartufo di 2 kg. Da lì in poi, ogni anno, l’esemplare più pregiato della stagione venne inviato ad un grande personaggio del jet-set internazionale, compresi alcuni presidenti americani. Nella mostra anche i film in cui il tartufo compare, da Ieri, oggi, domani a Pranzo di Natale.
La fiera del tartufo bianco continuerà fino al 18 novembre, tra “foodies moments” e manifestazioni culturali e sportive.
Il giro d’affari che ruota intorno al tubero è stato calcolato in 400 milioni di euro. Non sono noccioline.