Salgono a 50 le case vinicole Bordeaux acquistate dai cinesi. E l’Italia?

Ancora shopping cinese in Bordeaux. Moutai, che fa capo al gruppo Baijiu sta per concludere l’acquisizione di Chateau Laudenne, una proprietà di 132 ettari acquistata nel 2000 da Jean-Paul Lafragette per 6 milioni di euro. Oltre a produrre i classici vini della regione Laudenne ha una fiorente attività turistica, con strutture ricettive dedicate agli appassionati di Medoc. Moutai aveva già acquisito Chateau Dallau a Fronsac lo scorso anno. Con questa salgono a 50 le proprietà in Bordeaux passate in mani cinesi: un dato tenuto abbastanza sottotraccia dal mondo vinicolo francese. Non é un segreto che i vini d’Oltralpe, con entusiasmo quasi fanatico per i tagli bordolesi, sono i bestseller del mercato asiatico. I principali gruppi di spirits cinesi hanno quindi deciso di accorciare la catena, mettendo sul tavolo offerte irrinunciabili per tanti proprietari di Chateau. Visto che lentamente ma in modo costante aumenta l’appeal delle etichette italiane nei ristoranti e nelle enoteche cinesi (Vinitaly organizza tra meno di un mese una importantissima asta di vini italiani a Hong Kong) c’è da chiedersi quanto si deve ancora aspettare per vedere qualche manager cinese a caccia di affari nei vigneti di Toscana e Piemonte.

  • Marco Viani |

    è bene che non vendiamo le nostre terre ai cinesi !
    noi produciamo vini d’eccellenza nel cuore della toscana.
    neanche un assegno a 10 zeri ci toglie la passione e l’attaccamento alla nostra terra.
    casomai, gli si puo’ vendere le bottiglie di vino 😉

  • Sara |

    Buongiorno,
    una domanda molto semplice e altrettanto diretta: ma se una piccola azienda agricola come quella per la quale lavoro, che punta sull’eccellenza e non sulla quantità, volesse entrare in contatto con queste realtà, come dovrebbe muoversi?
    Ringraziandovi per la cortese risposta,
    porgo cordiali saluti.

  • carl |

    L’esperto D.A. non cita l’alternativa che potranno rappresentare dei vigneti di Paesi “emergenti o quasi”.. Chissà, Sudafricani..? Et, pourquoi pas ? Magari anche Cileni, ecc.
    La qualità non è malvagia, i prezzi più accessibili e, non ultimo, vi sono politici cinesi (non gli enologhi..) che non sono nati ieri e sono insensibili alla réclame..:o)

  • Un occhio attento ! |

    Gentile Fernanda Roggero
    Lavoro ad HK, in una soc di consulenza dove lo scopo aziendale e’ aiutare le aziende italiane a venderesi o vendere i propri prodotti in Asia.
    Ci occupiamo anche di Immobili e specificatamente abbiamo mandati per alcune tenute agricole e vigneti in Toscana, Piemonte e Sicilia ….
    Gli Asiatici sono innamorati dell’ Italia , e anche dei nostri vini … ma pensare ad un investimento in Italia e’ una cosa difficile da far andare giu’ ai ricchi cinesi ….. troppo complicata la legislation, la tassazione, la gestione di queste aziende vinicole e…. nonostante la crisi i prezzi non sono molto convenienti o meglio i cugini francesi riescono a vendere meglio proprio pe rle ragioni da lei ben descritte nell’ articolo . Pertanto … si, sicuramente c’e’ un forte interesse ma .. per ora stanno alla finestra .
    Cordialmente D.A.

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