Martina, gli chef e la cucina di Nerua

Mentre germogliavano commenti, critiche e riflessioni sull’audizione (si dice così?) di 25 campioni della cucina italiana capitanati dal fondatore di Identità golose Paolo Marchi da parte del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina per parlare di cucina italiana e sua valorizzazione all’estero io ero completamente fuori dai giri. Fuori dall’Italia anche. Per la precisione a Bilbao, al Parabere Forum, il primo congresso mondiale di gastronomia al femminile. Un punto d’incontro di chef, studiose, donne di marketing, produttrici e, soprattutto, ideatrici di progetti volti a rendere l’alimentazione sostenibile e condivisa. Maria Canabal, straordinaria organizzatrice, che si è inventata il Forum e l’ha letteralmente costruito pezzo per pezzo, ha avuto il grande merito di far convergere a Bilbao testimonianze da tutto il mondo: c’erano americane, colombiane, boliviane, brasiliane, svedesi, polacche, slovene, indiane, francesi, inglesi, australiane e, naturalmente, anche italiane.

Tra queste ultime due dei 25 chef invitati da Martina (le uniche due donne del gruppo per la verità). Che, davanti a un piatto di Jamon iberico, ci hanno raccontato cosa avevano intenzione di chiedere al ministro. Perlopiù di essere messe alla pari dei colleghi stranieri, che possono avere praticamente tutti gli stagisti che vogliono – anche senza arrivare ai 50 del Ferran Adrià dei tempi d’oro – e non corrono ogni giorno il rischio di ricevere la visita di uno dei 14 (avete letto bene, 14) diversi enti di controllo che possono effettuare verifiche nelle loro cucine.

Ma la cosa che mi ha colpito di più è stato vedere i loro guardi stupiti e pieni di invidia entrando da Nerua, lo stellato ristorante all’interno del museo Guggenheim di Bilbao. La cucina del talentuoso Josean Alija è proprio lì, all’ingresso, completamente aperta, nemmeno una vetrata a separare cappe e fornelli. Le due cuoche si guardavano attonite: ma ti pare che da noi darebbero il permesso?

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