L’offensiva gastronomica giapponese passa anche dalla merenda Kaiseki

Ho fatto una merenda Kaiseki. Nove portate (carne, pesce, dolci) nel bel mezzo del pomeriggio. Un’orario bizzarro per quello che è, a tutti gli effetti, un pasto completo. D’altronde le iniziative giapponesi a Milano in questi mesi di Expo sono talmente fitte che districarsi tra le proposte richiede grandi doti di equilibrismo (gastronomico). Comunque un’offensiva di marketing da cui abbiamo solo da imparare: pare che ogni anno arrivino in Italia oltre 400mila turisti giapponesi e solo 80mila viceversa. Di qui le molteplici iniziative promozionali – iniziate a dire il vero anche prima di Expo – per incrementari gli arrivi nella terra del Sol levante.

La merenda-cena Kaiseki è avvenuta al Palazzo delle Stelline durante la settimana dedicata al Salone del Giappone ed è stata promossa dal colosso della soia Kikkoman (avete presente le bottigliette svasate di salsa soia che sicuramente hanno soggiornato nel vostro frigo?). Ogni portata era presentata dallo chef washoku che l’aveva preparata. E qui la sorpresa è stata grande. Mediamente molto spigliati (un paio con vere doti da showmen), simpatici e per niente paludati. Uno ha spiegato che aveva decorato il piatto con i fiori di zucchina (“sono commestibili, anche se non molto buoni!”), un altro ha invitato con forza i commensali a succhiare rumorosamente il dashi (il brodo giapponese): “per voi è incivile, ma da noi è normale, più fai rumore più significa che apprezzi il piatto”. Un altro ancora ha raccontato di aver dovuto usare il salmone, pesce con cui non ha molta dimistichezza, e si è subito tagliato con le lische: “ero piuttosto arrabbiato, poi sono andato a vedere il Cenacolo e ho ritrovato l’armonia, spero di averla trasferita nel piatto”.

La star era Yoshihiro Murata del tristellato Kikunoi di Kyoto: la sua missione è “divulgare la cucina giapponese nel mondo nel modo appropriato” e “cucinare per il bene pubblico”.

Tutto molto bello e di perfetta esecuzione. Una piccola soddisfazione per i giornalisti italiani abituati a denigrare le nostre manifestazioni all’estero dove si sente solo parlare italiano: anche qui la maggioranza dei commensali era giapponese…

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