Vado in Triennale. A mangiare la pizza…

All’estero non è difficile interrompere la visita ad un museo per far tappa alla caffetteria in-house: di solito la qualità del cibo è passabile, a volte addirittura eccellente. Non ho abbastanza esperienza degli spazi dedicati al cibo nei musei e nelle gallerie italiane – di solito non capito mai in orari che prevedano una pausa pranzo – ma devo dire che l’esperienza fatta ieri alla Triennale di Milano è stata più che incoraggiante.

E non parlo del ristorante gestito da Stefano Cerveni alla veranda dell’ultimo piano ma del trafficatissimo bar-bistrot del pianterreno. La nuova gestione (di cui fa parte a pieno titolo anche Cerveni) ha dato una svolta, in positivo, all’offerta gastronomica. Soprattutto, ha introdotto la pizza. Decidendo di avvalersi della professionalità di un pizzaiolo di fama riconosciuta come Cristian Marasco che inforna con successo Margherite e Marinare alla Grotta Azzurra di Merate, in provincia di Lecco.

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Marasco propone una lista di pizze molto tradizionali (auspicabile e atteso da uno che ha il coraggio di chiamare il suo locale con il più consumato toponimo napoletano, chapeau!), con ingredienti super  e qualche incursione nella cosiddetta pizza gourmet, come la focaccia con gamberi rossi di Mazara del Vallo, stracciatella pugliese e chips di patate viola.

La pizza è – ovviamente – a lunga lievitazione con un blend di farine 100% italiane e bio. E viene cotta in un forno elettrico di ultima generazione.

Le pizze sono ottime, c’è persino quella dedicata ai bambini (la “Bambino felice” con wurstel di pollo e patate al forno, non ho avuto il coraggio di assaggiarla). Soprattutto hanno superato il test-Perrone, vale a dire il collega ex giornalista sportivo, grande gourmand e autore di gialli molto amati (dalla sottoscritta). Qualche tempo fa aveva scritto un’invettiva contro i pizzaioli modaioli che propongono ogni sorta di focaccia e pizza gourmet e hanno scaricato vere e proprie pietre miliari come la 4 formaggi.

Ebbene la “Pizza social” della Triennale (ma perché chiamarla così?) ce l’ha in carta. Si chiama La 4 formaggi Italia-Francia, che mescola Fiordilatte del Casaro, Crème fraiche d’Isigny, Camembert e un erborinato naturale di Guffanti al miele di melata. Eccellente, Perrone dixit (e più modestamente io).