Torna il dibattito sulla necessità di un marchio Made in Italy per i nostri prodotti agroalimentari. Se ne discute da tempo. A dire il vero da più di un anno esiste una normativa sull'etichettatura dei prodotti con l'origine degli alimenti ma, lamentano soprattutto gli agricoltori, non viene ancora pienamente applicata. Personalmente trovo giusto esaltare e proteggere l'espressione migliore dell'agroalimentare Made in Italy ma non necessariamente un prodotto che contiene all'origine materie prime non italiane non può essere considerato ottimo dal punto di vista qualitativo. Giusta la chiarezza nei confronti del consumatore senza però cadere nell'eccesso di protezionisto tout court.
Oggi Coldiretti, associazioni dei consumatori e ambientalisti (più rappresentanti di comuni e regioni) hanno organizzato una mobilitazione a piazza Montecitorio in difesa il marchio Italia che, sottolinea Coldiretti, é "il principale patrimonio del paese e dovrebbe essere adeguatamente tutelato e rispettato mentre invece é spesso banalizzato, usurpato e contraffatto, come dimostra il caso emblematico del 'pecorinò prodotto completamente in Romania, con i soldi dello stato italiano". Gli agricoltori stimano che la scarsa tutela del marchio Italia sia responsabile di un mancato reddito di almeno cento miliardi di euro.
Sulla manifestazione sono atterrate come un missile le dichiarazioni del ministro dell'Ambiente Clini che in un'intervista al Corriere della Sera ha aperto agli Ogm invitando a non averne "paura".
Le reazioni contrarie si moltiplicano e il Pd ha già annunciato un'interrogazione in proposito. La questione è spinosa e ciclicamente viene riaperta per consentire anche in Italia colture Ogm, nonostante la maggioranza dei consumatori continui a mostrarsi piuttosto contraria. Clini auspica maggior pacatezza e fiducia nella ricerca. Io resto scettica, anche se non condivido il parere di chi sostiene che un'apertura agli Ogm metterebbe a rischio la tipicità dei nostri prodotti. Le due realtà possono coesistere. Voi che ne pensate?