La Doggy bag è un diritto. Lo abbiamo scritto qualche giorno fa riportando una sentenza della Cassazione che ha assolto un anziano turista friulano denunciato dall’albergatore trentino presso il quale passava qualche giorno di vacanza e condannato in appello. L’infuriato turista aveva detto detto che il servizio dell’hotel era “uno schifo” perché gli era stato impedito di portarsi via (per il cane? per finire con calma gli avanzi nella propria camera?) la cosiddetta Doggy bag.

Usanza diffusissima all’estero ma ancora mal tollerata da noi. La Cassazione ha definiticvamente sdoganato la pratica, equiparandola a “regole comunemente accettate nella civile convivenza”, ma non è detto che questo basi a diffonderne l’utilizzo. Perché il problema, prima che del ristoratore, è del cliente. L’italiano, nove volte su dieci, si vergogna di portarsi via gli avanzi, si sente un po’ mentecatto a fare la richiesta (lo stesso vale per la bottiglia di vino rimasta mezza piena) e lascia perdere.

Forse dovrebbero essere gli stessi ristoratori a sdoganare l’usanza, mettendo con discrezione la piccola bag a portata del cliente. Magari accompagnata da un piccolo biglietto in cui si cita qualcuno degli allarmanti numeri sullo spreco alimentare (8,1 miliardi solo in Italia). L’Expo fornisce un ulteriore appiglio. Potrebbe essere personalizzata, di design, addirittura griffata. A quel punto, ogni imbarazzo cadrebbe.