Ieri sera ho partecipato – per la prima volta in vita mia – a una gara di cucina. Eravamo quattro giornalisti, tre donne e un uomo, ai fornelli del Boscareto Resort in Langa per l’Asta mondiale del tartufo.
Ognuno di noi ha fatto del proprio meglio (io, decisamente scarsa nell’arte cuciniera, ho realizzato una ricetta “prestata” da un amico). A salvarci c’era comunque una generosa grattata del miglior tartufo bianco d’Alba sui nostri piatti.
Ma non è questo il punto – solo per diritto di cronaca, non ho vinto io – l’esperienza è stata molto istruttiva. Io non sono un critico gastronomico ma penso che chi lo fa di mestiere avrebbe il dovere di starci, almeno un po’, dentro a una cucina. Per capite lo stress, la pressione, gli imprevisti… Certo a ognuno il suo mestiere, chi fa lo chef tutte queste cose le mette in conto, però a volte essere stato dall’altra parte aiuta a mostrarsi un po’ meno saccenti e intolleranti.
Meglio stare nel mezzo. Né insopportabili sparasentenze alla stregua del critico di Ratatouille, né adoranti e acritici fan dello chef di turno come spesso, ahimè, tocca leggere, soprattutto online.