E così siamo scesi dal podio più alto dell’alta ristorazione mondiale. Grande delusione per Massimo Bottura (e per tutti i gourmet italiani) che dopo un anno al vertice dei 50Best ha dovuto cedere il passo al collega svizzero Daniel Humm, chef del newyorkese Eleven Madison Park. Peccato. Questo nulla toglie, ovviamente, al valore di Bottura: oltre alle sue grandi doti gastronomiche, la passione, il pensiero e l’azione (a partire dal Refettorio con la Caritas in occasione di Expo, dove grandi cuochi internazionali cucinavano per i bisognosi con gli avanzi in arrivo da Rho, replicato a Rio e Londra).
Onore al merito a Humm – visibilmente commosso al momento della premiazione – e agli altri tre italiani nella classifica dei 50 migliori al mondo: Enrico Crippa del Duomo di Alba al 15mo posto, Massimiliano Alajmo delle Calandre al 29mo (salito di 10 posizioni) e Niko Romito del reale al 43mo (asceso di un botto di almeno una quarantina di posti).
A parte, e sottovoce, restano le perplessità su una classifica dove le lobby nazionali giocano la partita decisiva. Il fatto che oggi 50Best conti più della Michelin, però, dovrebbe far riflettere…