Cosa accomuna i picchi innevati delle Dolomiti più belle (quelle dell’Alta Badia) – ma più in generale di ogni paesaggio montano – con la scontrosa bellezza di un’isola come Salina, perla delle Eolie?
Ovviamente molto più di quanto uno sguardo distratto lascerebbe pensare. La stessa ostinata fatica nel domare il territorio a un’agricoltura che nei secoli è stata di pura sussistenza. Una viticoltura “eroica”, che sia su pendii scoscesi a caccia di un raggio di sole o sui terrazzamenti custoditi dai muretti a secco da cui sporgono ciuffi di capperi.
Un’umanità asciutta che ha imparato a fare i conti con la natura.
Sembra del tutto congruo quindi il gemellaggio che Norbert Niedelkofer – ideatore di Care’s, The Ethical Chef Days con Paolo Ferretti e il contributo (funambolico) di Giancarlo Morelli – ha deciso di fare con l’isola di Salina e in particolare con la famiglia Caruso dell’hotel Signum (angolo di Paradiso a Malfa).
Mille chilometri di distanza, due luoghi così diversi ma uguali in quella che i tedeschi chiamerebbero weltanschauung, ovvero lo sguardo sulla vita. Due luoghi in cui sembra molto appropriato affrontare i temi cari a Care’s – e scusate il gioco di parole – vale a dire il tentativo, e la capacità, di fare dell’attenzione all’ambiente, della lotta allo spreco, di un consumo più consapevole non solo parole d’ordine alla moda ma comportamenti concreti.
Care’s è un momento di incontro di chef che arrivano un po’ da tutto il mondo. Qui ad accoglierli la giovane, talentuosissima, Martina Caruso del Signum, premiata dalla Michelin con una stella e dalla prima edizione di Care’s due anni fa come promessa piena di futuro.
Si può migliorare il mondo dai fornelli di un grande ristorante? Si può fare “anche” da lì. Come le innovazioni della Formula Uno emigrano dopo qualche anno sulla produzione automobilistica di massa anche le intuizioni, le tecnologie, un savoir-faire più sostenibile in cucina può travalicare i paludati nuovi templi del cibo e atterrare sulle tavole quotidiane.
In questi giorni però a Salina non ci saranno solo cene, show cooking e incontri tra cuochi. Sull’isola sono arrivati docenti di chimica agraria, biologi marini, scienziati ambientali, tecnologi e attivisti delle organizzazioni ambientaliste. Parleranno delle iniziative messe in campo ogni giorno per un futuro più sostenibile, delle sfide vinte e dei passi indietro: dal recupero dell’identità del cibo e di un consumo responsabile alla gestione sostenibile delle risorse marine, fino all’apparente ossimoro di una società che chiede sempre più energia e allo stesso tempo scende in campo in difesa dell’ambiente.
Il bello di Care’s? Che si riesce a parlare di temi così seri (e in maniera seria) anche tenendo in mano un calice di vino.