Gina Gallo a un certo punto aveva le lacrime agli occhi, ricordando lo zio Ernest, fondatore insieme con il fratello Joe del colosso vinicolo californiano a cui fanno capo un quarto delle bottiglie di vino bevute in America. Noi siamo un’azienda familiare, ha detto ieri Gina all’inaugurazione di Opera Wine, la manifestazione che da sette anni dà il via alla kermesse veronese del Vinitaly con i 107 produttori italiani scelti da Wine Spectator.
“Siamo all’85mo anniversario – ha ricordato – e teniamo forte lo spirito di famiglia, proprio come tante case vinicole italiane”. E & J Gallo, l’azienda vinicola familiare più grande al mondo con oltre 4 miliardi di dollari di fatturato ha ricevuto – con Arnaldo Caprai, artefice della rinascita del Sagrantino di Montefalco e del rilancio del suo territorio – il premio internazionale Vinitaly 2018.
Quest’anno gli Usa sono protagonisti del Vinitaly, giunto alla 52ma edizione: il mercato americano sarà anche al centro del convegno che domani inaugurerà la manifestazione, con un focus sui modelli di consumo e i trend futuri del settore vino negli stati di New York, California, Illinois, Minnesota e Winsconsin predisposto da Vinitaly-Nomisma Wine Monitor. Con il 17% dell’import globale di vino, pari a 30 milioni di ettolitri, gli Usa restano il mercato imprescindibile. Da presidiare con cura.
Si parlerà un po’ meno di Cina, grande protagonista delle ultime edizioni. Anche se il colosso asiatico resta uno dei mercati del futuro ci si è resi conto che il percorso è più lento del previsto. E le insidie maggiori di quanto immaginato.
Domani si aprono le danze. Sperando che Di Maio e Salvini, preannunciati entrambi in arrivo, non rubino del tutto la scena ai produttori.