Salvini, Di Maio, Meloni e la presidente del Senato. Tanta politica oggi alla giornata inaugurale del Vinitaly. Che ha rischiato di oscurare, con i temi pressanti dell’attualità, il mondo del vino protagonista di questi quattro giorni veronesi. Ma il vero evento clou della giornata, con sala esaurita e posti in piedi, è sembrato la presentazione del nuovo logo di un marchio. Va bene che si parlava di Prosecco – bestseller e longrunner sui mercati da Oriente a Occidente – e che alla fine il catering portava la firma dei fratelli Cerea, garanzia di eccellenza ed efficienza, ma forse nemmeno Matteo Lunelli si aspettava tanto entusiasmo.
Il presidente del gruppo trentino era sul palco a illustrare il nuovo logo di Bisol, la casa produttrice di Prosecco acquisita dai Lunelli quattro anni fa. Al suo fianco Gianluca Bisol, presenza ancora ben salda in azienda. Il marchio, ridisegnato su suggerimento di Robilant e associati, mette in evidenza la data di nascita della casa vinicola di Valdobbiadene, che affonda le radici nel XVI secolo. E dunque da oggi è Bisol 1542 (sono stati ritrovati dati che certificano la coltivazione della vite e la vinificazione da parte della famiglia in quell’anno) con un piccolo logo che richiama la collina tonda del Cartizze e una B verde acceso che rimanda alla sostenibilità e al verde delle colline del Valdobbiadene. Bisol produce solo Prosecco Superiore Docg: Lunelli ha insistito sull’importanza di sostenere la riconoscibilità dei marchi, vero driver sui mercati esteri, e di puntare sulla qualità per incidere sul valore del nostro export.
Non poteva mancare Luca Zaia, alfiere del Prosecco da tempi non sospetti. Il governatore del Veneto ha ricordato che le bollicine venete valgono 540 milioni di bottiglie e mezzo miliardo di export. Andrà ancora meglio, ha lasciato intendere, se si farà più stringente il legame con il territorio, soprattutto se a fine giugno, in Barhein, verrà sancito il patronato Unesco sulle colline di Valdobbiadene.