Il primo che incontro è Ferran Adrià. Che sorseggia un caffè mentre aspetta Giuseppe Lavazza. Il mitico chef spagnolo è di casa qui. Ha collaborato all’ideazione del progetto Condividere, il ristorante della Nuvola Lavazza “scenografato” da Dante Ferretti. È normale che venga ogni tanto a Torino per il fine tuning con il resident chef Federico Zanasi. Ma questa volta c’è un altro motivo. Che impegna il cuore oltre al cervello.
Due giorni fa, nella sala convegni ricavata dalla ex centrale elettrica torinese è stata inaugurata la mostra su Bob Noto, il più iconico fotografo di food italiano. Quello che – come dice Giuseppe Lavazza – con il suo linguaggio fotografico ci ha portato “in una nuova dimensione del sapore visivo”.
La mostra, curata con evidente affetto da Marco Bolasco, si intitola “Ante Instagram: Bob Noto”. Il titolo lo ha suggerito Ferran Adrià. E non a caso. Uno dei video in esposizione mostra infatti Bob al Bulli: era la settantesima sua presenza al ristorante catalano in cui Adriá ha rivoluzionato la gastronomia internazionale e lo immortala mentre assaggia il suo millesimo piatto.
La mostra illustra il percorso visivo e gourmet di Noto, palato finissimo (molti cuochi gli devono consigli preziosi) e spirito irriverente e giocoso (nonché spesso caustico). Tante foto che illustrano un nuovo sguardo sul piatto, che prende spazio e profondità, un uso del colore quasi pop e una geometrica rigorosità. Anch’io, instagtrammatrice dilettante, gli devo qualche tip per migliorare le inquadrature: consigli ruvidi (“ma non vedi che così appiattisci tutto?”) e ineccepibili.
“La presenza di Bob qui è pervasiva – commenta Giuseppe Lavazza – lui ha agito come una sorta di catalizzatore già ai primi tempi della conoscenza con Ferran, che si sarebbe trasformata in amicizia ed è anche grazie a lui se siamo riusciti a realizzare Condividere: Bob da tempo aspirava a importare la formula di Ticket (il locale a Barcellona del fratello di Adrià, Albert, ndr), un locale di culto che voleva far rivivere con un taglio italiano, facendo crescere una squadra di giovani”. Ed è stato sempre lui a presentare ai Lavazza il cuoco Zanasi. “Un giorno ci ha portato a Cervinia, dove al tempo lavorava Zanasi, per farci assaggiare i suoi piatti”.
Noto non era solo un grande palato, sottolinea il vice presidente della Lavazza, era “un argonauta della gastronomia moderna”, con continui rimandi all’arte contemporanea. “Proprio come Lucio Fontana ha creato una nuova spazialità, le sue foto con i piatti tutti in fila fanno il paio con gli spot paintings di Damien Hirst”.
Dissacrante e ironico come era chissà come avrebbe giudicato la mostra a lui dedicata. Probabilmente avrebbe trovato lo spazio per uno sberleffo (come nelle finte copertine che inventava). Di sicuro l’avrebbe divertito rivedere il video musicale che girò negli anni Settanta: i produttori dei Righeira se ne innamorarono. Era pronto il contratto per scritturarlo. Ma prevedeva un tour mondiale. Scherziamo? Rispose lui. E continuò ad andare per ristoranti.