Un locale che affonda le proprie radici nel XIII secolo. Un bar che si è guadagnato visibilità e apprezzamento tanto da entrare nella classifica 50Best. Un cuoco giovane ma ricco di esperienze internazionali, impegnato in un approccio il più possibile sostenibile (non a parole, collabora con un vecchio compagno di scuola che possiede una piccola azienda
locale e insieme hanno creato un orto ad uso del ristorante, dove allevano anche galline, piccioni, anatre).
Siamo nel centro di Firenze, al Locale. Arredo eclettico, il ristorante si snoda su più sale e si amplia ad un sotterraneo che funge da laboratorio, anche per la mixology, e dove sono organizzati private dinner.
La cucina è vivace, attuale, scanzonata, ma resta ancorata, grazie agli ingredienti solidamente toscani, all’identità del territorio. Lo chef, Simone Caponnetto, ha viaggiato tanto. Partito giovanissimo per l’America e poi Australia, Vietnam, Cambogia, Thailandia e India. Esperienze in cucine importanti come quella del Waterside Inn di Bray, del Narisawa di Tokyo, dell’Heinz Beck di Roma e Montecarlo e, in particolare, del Mugaritz.
Il legame con il patron del Mugaritz, Andoni Luis Aduriz, è stato quello più proficuo e formativo. È stato evidente nella recente quattro mani fiorentina dove il registro era quello del gioco, della leggerezza, della sorpresa. Commensali molto divertiti, ma lo erano, e anche molto, pure gli chef.