Per la seconda volta di fila Rasmus Munk sale in cattedra aThe Best Chef Award. Dopo il primato del 2024 a Dubai anche quest’anno lo chef-proprietario dell’Alchemist di Copenhagen è al vertice della lista dei migliori cuochi al mondo. Grazie al suo approccio interdisciplinare intreccia scienza, arte e teatro per trasformare il pasto in un’esperienza immersiva e coinvolgente.Ovviamente soddisfatto, Munk ha detto di sperare che “la gastronomia continui ad evolversi oltre la semplice maestria artigianale: il cibo può essere un mezzo potente, in grado di stimolare conversazioni, sollevare domande e ispirare il cambiamento”. E a suo parere ogni chef ha “un ruolo da svolgere nel plasmare il futuro del cibo”.
Secondo posto per Ana Roš che tra i monti sloveni a Hiša Franko è riuscita a porre la cucina del suo Paese sul palcoscenico mondiale. Una cucina coraggiosa e radicata.
Chiude il podio il più talentuoso dei cuochi indiani, Himanshu Saini. Ai fornelli di Trèsind Studio a Dubai è riuscito a ricondurre entro i codici del fine dining la ricchezza immensa, fascinosa e “indisciplinata” dell’universo gastronomico del sub-continente in un caleidoscopio di profumi e sapori.
Quasi 980 i votanti – 572 chef provenienti da 64 paesi e 400 professionisti del settore – hanno indicato quelli che sono i migliori cuochi al mondo. Tre le categorie in cui sono suddivisi: 126 chef hanno ottenuto Tre coltelli, 236 sono stati designati con Due coltelli e 421 Un coltello.
La guida 2025 è stata presentata a Milano. “La nostra missione è sempre stata quella di creare una piattaforma che rendesse omaggio agli chef non solo per la loro abilità, ma anche per la loro visione e il loro impatto, rendendo questo mondo di creatività accessibile a tutti gli amanti del cibo – ha spiegato Cristian Gadau, Co-founder e Ceo di The Best Chef -. Ogni edizione dei premi The Best Chef mira a creare una lista più inclusiva per tutti, indipendentemente dal background o dal reddito, rendendola meno elitaria e più inclusiva”.
Molti gli italiani in guida, ovviamente, da Massimo Bottura a Enrico Crippa, Norbert Nioederkofler, Michelangelo Mammoliti, Massimiliano Alajmo, Alberto Gipponi, Antonia Klugmann, Carlo Cracco, Chiara Pavan e Francesco Brutto, Jessica Rosval, per citarne solo alcuni. Qui la lista completa della guida.
E questi i premi speciali:
The Best Humanity: Chefs of World Central Kitchen, fondato da José Andrés
The Best Visionary: Massimo Bottura, Osteria Francescana, Modena
The Best Pastry Award: Pía Salazar, NUEMA, Quito, Ecuador
The Best Terroir Award: Debora Fadul, DIACÁ, Guatemala City, Guatemala
The Best Creativity Award: Jason Liu, Ling Long, Shanghai, China
The Best Food Art Award: Quique Dacosta, Quique Dacosta, Dénia, Spain
The Best New Entry Award: Prateek Sadhu, Naar, Kasauli, India
The Best Dining Experience Award: Anika Madsen, Iris, Rosendal, Norway
The Best Science Award: Diego Guerrero, DSTAgE, Madrid, Spain
The Best Voted by Professionals Award: Himanshu Saini, Trèsind Studio, UAE
The Best NextGen Award: Sebastian Jiménez, Ræst, Tórshavn, Faroe Islands
The Best Milan Award: Andrea Aprea, Andrea Aprea, Milan, Italy
The Best Origins & Future Award: Diego Rossi, Trippa, Milano
In conclusione la domanda di sempre. Servono tutte queste classifiche? Sì, quando come in questo caso, accanto ai soliti noti, ci sono facce nuove, energie fresche, atteggiamenti più responsabili e una visione più ampia di quel che significa far da mangiare oggi.