Due anni e mezzo fa sono andata a Gragnano. Volevo conoscere la patria della pasta artigianale, sentire sulla pelle il vento che scende dai monti Lattari e anticamente era l’unico strumento per essiccare spaghetti e tagliatelle. Volevo passeggiare lungo quella via Roma dove un tempo si susseguiva una distesa di “stenditoi” per la pasta. Prima che arrivassero le celle di essicazione e le temperature controllate elettronicamente.
Ho visto tutto. Poi ho conosciuto una famiglia, che da tre generazioni produce pasta, in uno dei laboratori più antichi della città. Utilizzando un metodo – ormai abbandonato da tutti – che adopera grandi ventole per diffondere il calore dei radiatori e non si affida ad alcun automatismo per i parametri di umidità e calore. Il metodo Cirillo, secondo alcuni ormai superaro, ma difeso con orgoglio dagli Zampino.
“Gli” Zampino sono una cosa sola. Impossibile pensarli separati, sebbene ognuno di loro abbia un ruolo ben definito. Il patriarca Natale, cui spetta sempre l’ultima parola sul perfetto punto di essicazione della pasta. Mamma Maria, fulcro sentimentale ed energetico, regina di passate, conserve e sottoli, oltre che maestra ai fornelli. Pasquale, sempre in camice tra le impastatrici. E il fratello Alberto, il frontman chiamato a portare la pasta Gentile in giro per il mondo.
In quei giorni di fine giugno gli Zampino a un certo punto mi misero in macchina. “Ti portiamo a vedere qualcosa di speciale”. E in effetti il luogo in cui fui trasportata speciale lo era davvero. Anche se si trattava solo di un enorme rudere. Un antico frantoio, risalente al 1650, immerso nella Valle dei mulini, dove ancora oggi si contano 28 mulini in disuso. “Lo abbiamo preso, vogliamo fare qui il nuovo Pastificio”.
Sembrava un bel sogno. E’ diventato una stupenda realtà. Dopo una complessa ristrutturazione filologica a fine ottobre “Il 1650” è stato inaugurato con una grande festa ed è entrato subito in attività. Con le stesse regole di sempre, la stessa passione, la stessa emozione. Chi va a visitarlo potrà imergersi nella tradizione gragnanese, catturare tecniche e segreti di cottura, sbirciare tra le celle di essicazione. Non andate via senza portare con voi gli straordinari carciofini di Maria e cercate di convincerla a farvi almeno uno spaghetto al pomodoro…