Ormai è un mantra quasi noioso. La stella muove (quando non impenna) i fatturati. Lo sanno tutti. Ed è per questo che è così anelata, attesa, idolatrata da qualsiasi chef. Un amico che quest’anno ha ottenuto la sua seconda Michelin star mi ha raccontato che – a partire dalla sera stessa dell’annuncio – il telefono del ristorante è impazzito per le prenotazioni. “Da un lato è molto bello, è ovvio – mi ha detto – ma dall’altro un po’ triste: ce lo siamo detti in cucina con la brigata, sono sei anni che lavoriamo così, bene e con passione, ma è come se la gente se ne accorgesse all’improvviso”. Potenza di un brand globale e indiscusso.
Ma se è noto l’effetto-glitter della Michelin finora nessuno ha quantificato quanto costi perderla questa benedetta stella. Nei giorni scorsi l’Irish Indipendent ha invece riportato lo sfogo di un cuoco di Dublino, fiero portatore di “macaron” per più di vent’anni. Nel 2016 l’ha persa e il fatturato del suo ristorante nel Fitzwilliam Hotel è crollato del 76%, da 53mila a 12mila euro. Tanto che alla fine dell’anno ha chiuso. Alcuni potrebbero obiettare che evidentemente è la cucina di Kevin Thornton ad aver avuto dei problemi (tanto da indurre gli ispettori della Rossa a togliere la stella). Resta il fatto che finchè il macaron ha brillato anche gli incassi sono restati stabili…