Il cielo al tramonto è tutto rosa. In lontananza si intravede Capri. Una vista incantata che nemmeno la mole ingombrante della nave da crociera da cui sono appena emersi migliaia di turisti a caccia della “vera pizza napoletana” riesce a turbare.
La terrazza del Comandante, il ristorante stellato dell’hotel Romeo a Napoli, ha una sua esclusiva suggestività. Ancora pienamente metropolitana ma già proiettata verso i cieli liberi della costa. Lo stesso vale per i piatti. Di perfetta, scientifica esecuzione ma con guizzi di proprompente territorialità. Che ci ricordano dove siamo.
Merito di Salvatore Bianco – esperienze dove conta e prima di approdare al Romeo una lunga militanza ai fornelli romani di Gualtiero Marchesi – che riesce a gestire con perfetta padronanza tutta la tecnica che serve a un ristorante premiato dalla Michelin senza dimenticare, nemmeno lui, da dove viene. Torre del Greco per la precisione.
E dunque se intriga il dolce tutto giapponese con pasta di matcha (un incantevole giardino zen dentro al piatto), rincuora lo spaghetto, semplicemente denominato “un pezzo di mare”. Una tavolozza di colori per l’uovo 65 gradi con mozzarella affumicata, soffice di patata e tartufo (che arriva dall’Irpinia). Più da palati internazionali – ed erano parecchi ieri sera gli stranieri a tavola – la triglia con maionese di calpestante al plancton, finocchio di mare e murice.
Coraggiosa la proposta dei testicoli di manzo con salsa di peperoncini verdi e melassa piccante: troppo per me…
Una nota a parte merita il servizio, davvero ineccepibile, seppure amichevole. Non facevo in tempo a perdere il tovagliolo (tessuto troppo scivoloso!) che si materializzava accanto a me qualcuno con il sostituto.
7
Una intrigante carta delle acque minerali – per la prima volta ho bevuto la Veen, così chiamata in onore della dea del mare finlandese – e buona l’idea di utilizzarne una per “sgrassare” la bocca dopo l’uovo: viene dal Canada, si chiama BLK ed è scura quasi quanto una birra Guinness.
Difficile trovare, soprattutto spiace dirlo in una piazza del Sud, un sommelier con un inglese così fluente e una capacità di narrazione avvolgente. Merito dunque all’appassionato Mario Vitiello. La capacità di un ottimo cuoco sta anche nell’avere una sala all’altezza. Bianco ci è di sicuro riuscito. E grazie, chef, per il carrello delle tisane con le piantine aromatiche da tagliuzzare al momento; non sarà un’idea del tutto originale ma è tanto, tanto gradita.