Più grande. Con una zona nuova di zecca (dedicata nei colori al mare) per l’aperitivo e le chiacchiere del dopocena. Accogliente ed elegante. Colori rinnovati. Varie tonalità di verde a richiamare il bosco nella sala e il rosso fuoco (vulcano!) del bagno.Una parete scorrevole in rame riciclato che può chiudere la cucina a vista e pare riprendere le linee delle foreste di bambù.
Tokuyoshi è pronto a ripartire. Con più determinazione e entusiasmo di sempre. Chef Yoji, palesemente soddisfatto dei lavori realizzati – gli ultimi operai se ne sono andati solo un paio d’ore prima del soft opening con giornalisti e amici – ora può dedicarsi totalmente alla cura del nuovo menù. Lunedì 10 Tokuyoshi riapre al pubblico. Con una novità. Il lunch. Dedicato alla cotoletta alla milanese (“bella alta, una sorta di tonkatsu” spiega Yoji) insalata di punterelle, purè, zuppa e gli immancabili, golosissimi tortellini.
Nell’anteprima, da manuale il calamaro trattato come un lardo, il germano presentato un po’ à la Redpezi (ma perché, perché lasciare quei lunghi colli così tristi?), i fantastici spaghetti con generoso riccio di mare e pompelmo.
Insomma, Tokuyoshi riparte alla grande a cinque anni dall’apertura, il 4 febbraio 2015.
Sette, invece, erano gli anni festeggiati ieri sera dalla famiglia D’Amato nella sua nuova “casa” reggiana, al Caffè Arti e Mestieri. Certo, fa ancora male il ricordo di quel piccolo scrigno delizioso che era il loro Rigoletto a Reggiolo, devastato dal terremoto, ma ormai la pagina è voltata. Il locale nel cuore di Reggio Emilia ha un giardino che si promette magico nelle serate primaverili ed estive e la mano di Gianni ai fornelli è sempre ben salda. Anche oggi che condivide la cucina con il figlio Federico, ormai ben più che una promessa. Dai D’Amato si sta sempre bene. Accoglienza calda grazie al perenne (e sincero) sorriso di Fulvia, vini eccellenti, un mix tra grandi classici e nuove proposte (che spesso portano la firma di Federico). Imperdibile la trippa di crosta di parmigiano reggiano e, per chi le ama, impeccabili le animelle. Inusuale lo spaghetto al baccalà mentre restano da applauso gli evergreen come il foie gras con gambero rosso e caviale d’aringa e il cubo di bolliti. Non si capisce perché i D’Amato siano fuori dai radar della critica militante…