È sempre un buon momento per un calice di champagne. Anche la mattina, quando, scarmigliata e ancora in vestaglia, l’automatismo ti porterebbe verso la moka. Niente di così estremo stamattina. Qualcosa che si avvicinava più al brunch che allo “champagne breakfast”, in una rimpatriata via zoom con i molti colleghi-amici che abitualmente incontravi alle degustazioni. Ma non meno divertente. E decisamente non meno goloso, grazie alle delizie predisposte da Eugenio Boer.
Nei calici Dom Ruinart 2009. Si celebrava un cinquantesimo. Punto d’incontro delle migliori vendemmie, la cuvée Dom Ruinart esalta lo Chardonnay, vitigno emblematico della Maison. Il primo risale al 1959, e da allora sono stati prodotti solo 26 vintage. Dom Ruinart Blanc de Blancs 2009 fa seguito al vintage 2007 e segna quindi il 50° anniversario.
Grande complessità e allo stesso tempo straordinaria freschezza, il Dom 2009 esprime al meglio il suo carattere gourmand in abbinamento agli sfizi prodotti da Boer, dalla torta di rose (salata) con culatello di Zibello, alla focaccia ripiena di mortadella al tartufo nero.
Frédéric Panaïotis, Chef de Caves della Maison, racconta in dettaglio l’annata asciutta (con il 40% di precipitazioni in meno rispetto alla media degli anni precedenti) e illustra l’impatto del riscaldamento globale sulla vendemmia, che ha reso più complessi gli aromi, la texture, la freschezza e il dosaggio. Un tema, quello del climate change, che i produttori sono chiamati ad affrontare con efficacia e senza indugi.
Il nuovo vintage Dom Ruinart Blanc de Blancs è interamente composto da Chardonnay di Grand Crus, l’82% proveniente dalla Côte des Blancs (Cramant, Avize, Chouilly e Le Mesnil-sur-Oger) e il 18% dai pendii a nord della Montagne de Reims (Sillery). “Una combinazione perfetta che dona a questo vintage ricchezza e freschezza, potenza ed eleganza” spiega la Maison.
Un modo perfetto di iniziare la giornata, aggiungo io. E perché no, anche di finirla…