Luca Zaia già un paio di anni fa sbandierava con orgoglio "il Prosecco presto soppianterà lo champagne!".
Difficile che la battaglia della qualità possa essere un giorno vinta, ma sulle quantità di certo il governatore del Veneto non è andato lontano dalla verità. Oggi le produzioni di Docg e Doc sono intorno ai 300 milioni di bottiglie, in pratica lo stesso del re dei vini francesi, e i dati sul giro d'affari del Prosecco continuano a macinare crescite a due cifre. È di questi giorni il dato inglese, dove uno dei maggiori importatori, Majestic, ha annunciato una crescita del 39% nelle vendite dei primi sei mesi dell’anno. Un dato ottimo, anche se alcuni sottolineano come a salire siano soprattutto le vendite di Prosecco Doc, più “facile” e abbordabile come prezzo.
Il grande salto è avvenuto con l’allargamento della zona di produzione della Doc che ora è stabilizzata a una superficie complessiva di 20mila ettari (16.500 in Veneto e 3.500 in Friuli Venezia Giulia). Lo scorso anno sono state prodotte 230 milioni di bottiglie di Prosecco Doc, con un giro d’affari di circa 1 miliardo di euro. E l’export di Doc (soprattutto verso Germania, Usa e Gran Bretagna) è stato pari circa al 60% delle vendite complessive. Globalmente il mercato inglese da solo assorbe circa il 18% dell’export complessivo e ha registrato, nel primo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo 2012, un trend di crescita del 58,6%.
Il Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene “vale” 68,7 milioni di bottiglie con un giro d’affari di circa 450 milioni di euro. Il Regno Unito rappresenta il terzo mercato estero di esportazione, con 4,8 milioni di bottiglie. Anche grazie a un buon sostegno promozionale collettivo (aspetto non banale nel frastagliato mondo del vino italiano). Per far conoscere il Prosecco Superiore e l’area storica di produzione, riconosciuta Docg nel 2009, dove la viticoltura è condotta rigorosamente a mano e per la quale è stato richiesto il riconoscimento come Patrimonio Unesco.