Ieri prima giornata di Vinitaly. Affollatissima e straordinariamente temperata (di solito la fiera veronese del vino è sotto l'acqua). Chiusa la parte istituzionale, con il ministro Romano che ha confermato il bando agli ogm nei campi italiani, insieme a una collega del Corriere della Sera abbiamo iniziato a girare tra gli stand. Scoprendo che rischia di scoppiare la "bolla" del prosecco.
Che è successo? E' una stagione d'oro per le bollicine venete. Consumi in aumento, export alle stelle: un marchio storico come Bisol ha visto impennarsi dell'83% le vendite all'estero nei soli primi tre mesi dell'anno. Tutti i produttori sorridono. Il prezzo delle uve all'origine è raddoppiato, un ettaro di vigna nel cuore storico del prosecco, a Cartizze, viene pagato un milione e mezzo di euro. Gli americani hanno capito che questo vino facile e accattivante è perfetto per l'aperitivo e costa un quinto di uno champagne. Così molti prevedono un bis del successo tedesco degli anni Novanta, quando le bottiglie di Valdobbiadene e Conegliano hanno cominciato massicciamente a prendere la via del Brennero. Questo nuovo eldorado ha imposto un aumento della produzione e qualche regola in più. Così nel luglio 2009 è stata ridisegnata la mappa produttiva trasformando in Docg l'area storica di provenienza e creando una grande Doc estesa su nove province e due regioni, da Vicenza a Gorizia. Cosa temono oggi i produttori? Che la zona delineata dalla Doc sia sin troppo generosa: i nuovi vigneti di glera (il vitigno del prosecco) sono cresciuti come funghi e il rischio di sovrapproduzione è dietro l'angolo. Con la spiacevole conseguenza di un livellamento verso il basso dei prezzi.
In realtà tutti riconoscono il valore di tutela espresso dalla Doc. <Più che un'estensione dell'area produttiva – spiega Fulvio Brunetta, presidente del consorzio – è stata una definizione dei confini, perchè non si deve dimenticare che prima il prosecco si poteva produrre ovunque. Adesso, almeno in Europa, siamo garantiti>. Però anche al consorzio ci si rende conto dei rischi e si sta spingendo per attivare forme di controllo più stringenti. Nei giorni scorsi è venuto allo scoperto l'assessore veneto all'Agricoltura Franco Manzato che ha invocato una battuta d'arresto, all'insegna dello slogan "vigne chiuse". In pratica ogni anno si deciderà se e quante autorizzazioni concedere per nuovi vigneti. Si aspetta da un giorno all'altro la firma del governatore Zaia (che tanto si è speso per la crescita del prosecco) e del collega friulano Tondo. Ma ieri, interpellato sull'argomento, Zaia non ci è sembrato avere troppa fretta. Consapevole della necessita di mettere paletti "dopo due anni di deregulation", ma soprattutto intrigato dall'opportunità di vincere la gara con lo champagne. In termini di numeri naturalmente: Zaia prevede il sorpasso delle bottiglie prodotte entro un paio d'anni.