Ci sono naturalmente tutti i nomi più noti, da Gaja a Antinori, Ornellaia e Frescobaldi, ma anche nomi meno conosciuti. Il meglio della viticultura di qualità nazionale. A giudizio insindacabile di Wine Spectator, la Bibbia internazionale del vino creata da Robert Parker e oggi affidata alle cure di Bruce Sanderson, che guida il gusto enologico di mezzo mondo. A chiamare in Italia la rivista americana per una verticale che si preannuncia memorabile è VeronaFiere: "Finest Italian wines: 100 great producers, la degustazione dei cento migliori vini italiani, sarà l'anteprima della 46ma edizione del Vinitaly, il sabato 24 marzo. Una grande novità che farà sicuramente discutere, anche se Vinitaly declina ogni responsabilità nella scelta dei partecipanti. A Wine Spectator ha chiesto solo che venissero rappresentate tutte le regioni italiane, il resto è completamente nelle mani degli esperti americani. L'iniziativa fa parte di un rinnovato impegno della fiera di Verona per la promozione del vino italiano all'estero. In Italia se ne beve sempre meno ed è l'export a far quadrare i conti delle case vinicole. Nei primi otto mesi le vendite in Usa hanno superato i 604 milioni di euro, con un incremento del 17,7% confermando gli Stati Uniti come principale mercato. Ma gli occhi oggi sono puntati all'Asia che sta moltiplicando gli acquisti, con Hong Kong destinata a togliere a Londra e New York il primato delle compravendite delle bottiglie di pregio. La nuova iniziativa di VeronaFiere, Opera Wine, intende promuovere la conoscenza dei vini italiani, consentendo agli operatori stranieri di testare le etichette nei luoghi d'origine. Con la consulenza di chi, agli occhi di molti di questi, è il giudice più accreditato. E con buona pace dei tanti, ottimi sommelier ed esperti di casa nostra.
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