Anche la casa vinicola Zonin, come tutti i produttori italiani, poggia i suoi fatturati sulle vendite all'estero che nel suo caso coprono ormai il 70% dei ricavi totali (a fine anno stimati intorno ai 140 milioni di euro).
In Italia calano i consumi e le iniziative si fanno più prudenti. Il cavaliere, come in azienda ci si riferisce al presidente Gianni Zonin, la pensa però diversamente. E ha deciso di scommettere sulla Puglia. La decisione, a dir la verità, risale a tempi più fecondi, dodici anni fa, quando l'azienda ha acquistato Masseria Altemura, una tenuta di 130 ettari che richiedeva un intervento colossale sui terreni e sugli edifici.
Quello inaugurato ufficialmente venerdì scorso è un vero gioiello. Un restauro convervativo superbo ha riportato la masseria agli antichi splendori, compresa la torre aragonese e una cappella affrescata su cui ha vegliato la sovrintendenza ai Beni culturali. Ad essi si è aggiunta la nuova cantina.
I terreni sono stati sottoposti a tecniche di frantumazione per triturare e miscelare alla terra i massicci blocchi calcarei che caratterizzavano il suolo. E oggi i 130 ettari di vigneto sono dedicati a vitigni autoctoni (Negroamaro, Primitivo e Aglianico) e a un Fiano. Tutto intorno gli uliveti.
L'intervento è costato intorno ai 10 milioni di euro e va ad aggiungere Altemure alle altre otto tenute sparse per l'Italia dove si producono i vini di maggior pregio della casa.
In un momento come questo, dove si accavallano cronache di insuccessi e declino, una bella boccata di ossigeno per il made in Italy (non solo vinicolo).