Si chiama Daisy. E' pezzata bianca e nera e se non fosse per la strana mancanza della coda non immagineresti mai che è un Ogm. E' stata creata in Nuova Zelanda o, come scrivono gli addetti ai lavori, "ingegnerizzata", per contribuire a risolvere il problema delle allergie infantili, che interessano il 3% dei bimbi al mondo. Il suo latte è perfettamente digeribile anche per loro.
Come reagire? Istintivamente l'idea di un animale creato in provetta mette a disagio, a partire dalla prima mitica Dolly, la pecora clonata (ma perchè devono avere tutte i nomi che iniziano con la D?). Ma allo stesso tempo la possibilità di risolvere un problema così generale lascia spazio a un prudente consenso. I fautori di tutto ciò che a che fare con gli organismi geneticamente modificati glorificano la notizia enfatizzando i "tremendi benefici delle biotecnologie" e lanciano l'allarme sugli effetti di un'eventuale approvazione in California della Proposition 37. Si tratta di un referendum che deve decidere se imporre la dicitura sulle etichette dei prodotti che contengono Ogm. Come sempre sull'argomento ci si fronteggia per opposti pregiudizi.
In un commento sul Wall Street Journal Alex Berezow, microbiologo e autore del libro Science Left Behind propugna il valore di Daisy e ricorda, cifre alla mano, l'utilità del Golden Rice modificato geneticamente per produrre più beta-carotene: l'Organizzazione mondiale della sanità stima che ogni anno dai 250 ai 500mila bambini rischiano la cecità per carenza di vitamina A, il riso Ogm li potrebbe salvare. Parla anche della Mela Artica che non sviluppa l'antiestetico color marroncino una volta tagliata. Di questa, sinceramente, possiamo fare anche a meno.