Continua a calare il consumo di vino in Europa. Di oggi un dato sulla Francia che ha visto scendere a 46,6 litri l'anno il consumo pro-capite (negli anni Settanta era quasi il triplo). La ricerca, condotta da France AgriMer, ente che fa capo al ministero dell'Agricoltura, certifica il crollo dei bevitori abituali. Si alza il calice solo il weekend o per qualche occasione particolare. Gli ottimisti hanno sottolineato il fatto che si beve meno ma meglio.
In Italia non tira aria diversa. Si bevono meno di 40 litri l'anno a persona. Nuove abitudini alimentari, più pasti frugali e fast food, incremento dei consumi di bevande alternative, come la birra. E anche (e non è un bene a mio parere) di un consumo sconsiderato di superalcolici da parte dei giovanissimi. C'è da dire che il mercato negli ultimi decenni aveva visto una corsa dei prezzi: tutti convinti di dover fare super-vini, tutti adepti della barrique e molti obbligati a rientrare da investimenti colossali in cantine supermoderne. Il vento sta cambiando, comunque. L'offerta di vini onesti, al giusto prezzo è sempre più diffusa.
Ma si profila un nuovo allarme. Il provvedimento del Governo che impone pagamenti entro 60 giorni (art. 62 del D.L. 1/2012), sacrosanto negli intenti, paradossalmente rischia di bloccare il mercato. Sono tanti gli agenti che girano a vuoto. Ristoranti ed enoteche, nel dubbio, preferiscono non comprare. Nei mesi scorsi facevano ordini, sapendo di poter dilazionare i pagamenti per mesi e mesi. E a quel punto magari offrendo pure un assegno postdatato.