Il dubbio è lecito. Se l'iniziativa del sindaco di New York Michael Bloomberg di bandire i maxi-bicchieri per il consumo di soft drink sembra genuinamente rivolta a far bere ai suoi concittadini meno liquidi ad alto tasso zuccherino, l'introduzione di una tassa sui cibi salati o troppo dolci in Ungheria ha più a che fare con esigenze di cassa. In effetti sembra che la dieta-tipo degli ungheresi sia molto lontana dall'essere equilibrata: troppi dolci, salsicce e lardo a go-go, a partire dal mattino. Inoltre, come sottolinea l'inviata a Budapest del New York Times, traumatizzata da un giro tra i mercati rionali della capitale, quasi due terzi degli ungheresi sono sovrappeso se non addirittura obesi (anche se per uno che arriva dagli Usa questo non dovrebbe essere scioccante) e il paese ha il più alto consumo pro-capite di sale in tutta Europa (oltre che la più bassa aspettativa di vita).
Così il governo da un anno e mezzo a questa parte ha introdotto tasse su sale, zucchero e altri ingredienti contenuti nei cosiddetti energy drink. Lo scorso anno ha incassato il corrispettivo di quasi 60 milioni di euro, ma pare non sia riuscito a migliorare di molto le abitudini alimentari degli ungheresi. A sentire i commercianti, i clienti lasciano sul banco le solite patatine ma non per acquistare in alternativa una barretta ai cereali o due mele: comprano piuttosto snack meno costosi (con ingredienti ancora meno salubri) .
Insomma, se si vuole veramente incidere sulla salute e sull'alimentazione, forse conviene investire, anzichè tassare. Magari rendendo obbligatori corsi scolastici che insegnano come e cosa mangiare, sostenendo l'attività fisica e, solo in ultima istanza, disincentivando l'acquisto di junk food.
E' di ieri la notizia che in Italia si è tornati a mangiare più pasta. Per la crisi, certo, ma a me non sembra una cattiva notizia…