Cibo, vini, alcolici e ospitalità, se di alta qualità e di lusso, non temono la crisi. Lo conferma il rapporto elaborato da Bocconi e Altagamma presentato questa mattina a Milano. Ma delle 39 società selezionate (quotate, con un fatturato superiore a 100 milioni di euro nel 2012 e attive nei settori alimentare, bevande alcoliche e ospitalità) solo una è di nazionalità italiana: Campari. Per il resto, nelle tabelle riassuntive diffuse da Sda Bocconi compaiono solo società americane (in larga maggioranza), francesi, inglesi o asiatiche.
Nel complesso rallenta la crescita (+6,5% contro il +10,4 del 2011) ma sale, anche se di poco la profittabilità (il Roi sale a 5,47% dal 5%). Le aziende hanno aumentato l'efficienza operativa e l'Ebit continua a salire ma diminuisce, avverte Bocconi, la generazione di cassa media (al 14,4% del fatturato, contro il 16,1% dell'anno precedente).
Campari è nella top ten per Ebit, al nono posto, subito prima di Rémy Cointreau, con un Ebit al 23%, mentre in cima alla classifica svetta l'americana Brown-Forman Corporation che produce tra l'altro il Jack Daniels (31,5%) seguita dal colosso britannico Diageo (29,9%).
Nella top ten per aumento di fatturato tre aziende produttrici di alcolici, due alimentari e cinque tra catene di ristoranti e hotel.
Perché solo un'azienda italiana? Di certo i parametri adottati (quotazione e fatturato) restringono la possibile valutazione del made in Italy. Piccolo non sempre è bello…