Continua la telenovela sulla truffa dell'olio extravergine. Ieri il New York Times ha corretto il tiro, ritoccando un paio di fumetti. In particolare nella “nuova” storia si precisa che in Italia l’olio frutto di miscele provenienti dall’estero viene etichettato come “confezionato in Italia” o “importato dall’Italia” mentre nella precedente versione si parlava di “Made in Italy” tout court. Anche il fumetto in cui si affermava che "il 69% dell'olio di oliva importato negli Stati Uniti è manipolato" è stata cambiata e si scrive invece che – riferisce la Coldiretti – "il 69% dell'olio di oliva importato ed etichettato come extra-vergine non ha rispettato i parametri previsti dai test”.
Tra l'altro, come ricorda Davide Paolini, il libro da cui NYT ha tratto spunto è stato pubblicato negli Usa nel 2012 ed è uscito anche in Italia, nel 2013, con tanto di prefazione di Milena Gabanelli.
I produttori italiani corrono ai ripari organizzando cooking show per far conoscere la produzione 100% made in Italy. Promossi da Coldiretti, FederDop e Aifo, partiranno da Roma per proseguire a Milano e Pescara.
Sarebbe ovviamente più utile organizzarli a Times Square. In ogni caso, a parte il sospetto di una strisciante campagna Buy American (l'olio si produce anche là) il tema delle frodi esiste e servirebbero azioni più efficaci per reprimerle. Questo non ha niente a che vedere col fatto che alcuni grandi marchi utilizino olio non italiano: in base alla normativa sono in regola perchè quel che chiede la Ue è solo di indicare la provenienza comunitaria o extracomunitaria degli ingredienti.
E comunque se sullo scaffale arriva un olio extravergine a 2 euro qualche domanda il consumatore deve pur porsela…
Ps: Carl, se c'è batta un colpo!