Dimenticate gli orribili piattini di sushi (o pseudo tale) degli happy hour milanesi. Ma dimenticate anche i tanti locali di qualità che limitano l’offerta a riso e pesce crudo. La cucina giapponese è (molto) altro. Non solo patrimonio dell’Unesco – in particolare il washoku, gastronomia tradizionale – ma variegata e complessa. Già da qualche mese si avvicendano a Milano delegazioni in arrivo dalla terra del Sol levante per proporre, illustrare e far degustare prodotti della cultura agroalimentare nipponica.
Qualche giorno fa è stato il turno di una regione grande e sfortunata (quella più colpita dal tragico tsunami del 2011 culminato nel disastro nucleare di Fukushima). Ospite de La Cucina italiana, il Tohoku (area a nord-est dell’isola Honshu, 10 milioni di abitamti e 7 prefetture) ha raccontato i propri prodotti: riso, salsa di soia, sake e altri cibi tradizionali praticamente sconosciuti in Italia.
Curiosi di assaggiarli? Dal 1° marzo al 31 maggio a Milano due chef metteranno ogni sera in carta un piatto preparato con ingredienti provenienti dal Tohoku. Sono Pietro Leemann del ristorante Joia ed Eros Picco di Innocenti evasioni. Chi vorrà potrà farsi raccontare dai due cuochi storia e qualità degli ingredienti made in Japan. Se vi appassionerete e vorrete replicare ai fornelli di casa, i prodotti – sempre dal 1° marzo – saranno acquistabili in e-commerce dalla pagina Facebook Taste of Tohoku.
Piccola nota – che rende l’idea sul perfezionismo poetico dei giapponesi – il logo ha tratti dorati: hanno spiegato il perché. Quando in Giappone si rompe una tazza viene rincollata con una sorta di colla dorata. Il danno si trasforma in preziosa ricucitura. Proprio come vogliono che avvenga al Tohoku, tanto colpito dai terribili eventi naturali.