Forse la notizia del giorno è che Luca Zaia e Flavio Tosi erano accanto al taglio del nastro d’inaugurazione. Senza mandarsi al diavolo platealmente e nemmeno lanciandosi sguardi torvi. Ieri ad OperaWine, l’anteprima di Vinitaly con le 103 migliori etichette italiane, girava voce di organizzatori trafelati nel tentativo di immaginare percorsi alternativi ai due prossimi contendenti alle elezioni regionali venete per evitare incontri ad alto rischio.
Invece tutto è filato liscio – nel segno del rigido protocollo – e il ministro Martina ha potuto sciorinare in pace tutto quello che il governo e il suo ministero (Politiche agricole) hanno fatto negli ultimi mesi a favore del mondo del vino. A partire dalle dematerializzazione dei registri, per proseguire con il futuro Testo Unico, che verrà illustrato nei dettagli domani (il ministro starà in pianta stabile a Verona per tutta la durata del Vinitaly).
Coldiretti suona la fanfara, sottolineando che il Testo Unico dimezzerà la burocrazia per le aziende vinicole, oggi costrette a dover fare i conti con ben 70 diverse pratiche burocratiche che coinvolgono 22 soggetti diversi. Una delle due grandi associazioni dei produttori, Federvini, non è tanto soddisfatta del lavoro finora compiuto dai tecnici ministeriali: il ministro ha assicurato però che ci sarà tempo per le necessarie limature.
E intanto tra gli stand si respira aria frizzante – e non solo per i gradi alcolici – anche se non mancano i soliti mugugni: tanto meglio ProWein dicono alcuni produttori. Alla fiera tedesca entrano solo gli operatori, non si spreca tempo e si firmano contratti. Peccato che la manifestazione teutonica sia molto più piccola e che tanti dei non addetti ai lavori che oggi affollavano i corridoi della fiera sono quelli che, in enoteca o al supermercato, le bottiglie alla fine le comperano.