Se qualcuno si chiede quale aspetto doveva avere il Paradiso terrestre prima della cacciata dei poveri Adamo ed Eva potrebbe farsene una vaga idea salendo lungo le pendici dell’Etna. Su, su fino ad arrivare alle vigne vecchie, quelle con le viti ad alberello centenarie disposte con criteri arbitrari all’interno di anfiteatri in cui trovano spazio alberi da frutto e, un tempo, si infiltravano le colture degli orti in un universo di completa autosuffcienza.
L’Etna, le sue vigne, i suoi vini stanno vivendo una seconda, florida giovinezza. Paragonati ai Pinot Noir della Borgogna (paragone generoso ma non privo di fondamento) i vini a base di Nerello Mascalese sono ormai una success story di rilievo internazionale. E il “monti beddu” è tornato ad essere meta di appassionati e turisti.
Una preziosa bussona a questo magico territorio arriva ora (grazie al giornale online Cronache di gusto) con una piccola guida “Ai vini dell’Etna”. Nè punti, né bicchieri ma una carrellata delle cantine e dei vignaioli, il racconto dei vini e di quanto offre il territorio (alberghi, ristoranti, trattorie e negozi per tornare a casa con un pezzetto di vulcano con sé). Compresa l’indicazione delle cantine che offrono ospitalità e la presenza di antichi palmenti.
Ma, essendo gli estensori della guida degli esperti, non poteva mancare una lista degli “imperdibili”: una dozzina di vini da non lasciarsi sfuggire.