Il mondo alla rovescia. Ma McDonald’s non era il colosso della mala-alimentazione? Quello messo alla berlina da SuperSizeMe, il documentario candidato al premio Oscar in cui un americano medio fa l’esperimento di alimentarsi unicamente nei locali della multinazionale per un mese con serie ripercussioni sul suo stato di salute?
Ebbene, è la stessa azienda che, in Italia, sostiene giovani agricoltori virtuosi (e spesso bio). Oggi alla Commissione Agricoltura della Camera è stato illustrato Fattore Futuro, l’iniziativa promossa appunto da McDonald’s con il patrocinio del ministero delle Politiche Agricole che ha selezionato 20 imprenditori agricoli under-40, con un progetto di innovazione per la propria azienda. A partire da ottobre 2015, e per almeno tre anni, i 20 agricoltori sono entrati a far parte della rete di fornitori di McDonald’s.
Erano presenti tre di questi giovani: Raffaella Mellano, di Aglié (TO), fornitore di carne bovina e presidente della Cooperativa Natura e Alimenta che raggruppa aziende dedicate all’allevamento per la produzione biologica e/o biodinamica di latte, prodotti caseari, cereali e carne; Claudio Scipioni, di Avezzano (AQ), fornitore di patate, che collabora con l’Università dell’Aquila e alcuni consorzi locali nello sviluppo di un progetto per la riduzione dei fertilizzanti chimici nelle coltivazioni; Giosué Arcoria, di Santa Maria di Licodia (CT), fornitore di arance la cui azienda è stata da poco convertita alla produzione biologica.
McDonald’s (che in Italia ha 532 ristoranti e oltre 20mila dipendenti) si rifornisce all’80% presso aziende italiane, collabora con Consorzi locali e utilizza ingredienti di origine DOP e IGP. Va dato atto alla svolta, resta tutto da discutere il peso (drammaticamente preponderante in paesi come gli Stati Uniti) del fast food nell’alimentazione, soprattutto, dei giovani.