Diritti negati, flussi migratori, sviluppo e valorizzazione delle tradizioni e perché c’entrano col vino

Quest’anno non c’ero. E mi è spiaciuto tanto perché il premio Masi dà sempre l’occasione di incontrare gente speciale. È anche una splendida occasione per allargare il contesto. Andare oltre al vino, le pratiche enologiche, il gusto dei consumatori, per parlare di temi che tutti ci toccano, anche davanti a un buon bicchiere. Onore al merito dunque, a Masi e al suo dinamico presidente  Sandro Boscaini.

Comunque, quest’anno cinque nuovi premiati – siamo alla 36ma edizione – e tre sono donne. Emilio Franzina, Paola Marini, Elena Zambon (Premio Civiltà Veneta), Lugi Moio (Premio Internazionale Civiltà del Vino) e Yolande Mukagasana (Premio Internazionale Grosso D’Oro Veneziano).

Impresa e ripresa nel Veneto, sviluppo, cultura e gusto da esportare, diritti negati, flussi migratori, genocidi sono – si legge nel comunicato conclusivo – i temi dei protagonisti premiati. “Memoria e tradizione – ha detto Isabella Bossi Fedrigotti, presidente della Fondazione Masi – troppo spesso vengono confusi con folklore e anticaglia. Sono invece cose preziose, come questo premio che osserva il mondo ormai da 36 anni”. Per l’ideatore del Premio, Sandro Boscaini, vice presidente della Fondazione Masi e presidente di Masi Agricola “c’è un filo conduttore che lega i premiati di oggi, ed è la forza delle loro diverse testimonianze: dai diritti negati alla ricerca, dal saper fare al saper raccontare”.

La storica dell’arte Paola Marini è stata premiata “per la straordinaria opera di studio e valorizzazione dell’arte veneta”, l’imprenditrice Elena Zambon “per aver saputo sviluppare nell’industria farmaceutica non solo le potenzialità di ricerca e di espansione all’estero” della sua azienda ma anche per l’attività della Fondazione Zoé e il Codice etico della società”. Il professore di Storia Contemporanea Emilio Franzina, premiato “per aver indagato la storia spesso dimenticata degli ultimi e in particolare dei nostri emigranti, di cui ha ricostruito le condizioni sociali e politiche, le vicende migratorie, le espressioni dell’arte popolare, gli epistolari, le canzoni”.

Il Premio Masi Civiltà del Vino è stato assegnato al professore di enologia all’Università di Napoli Federico II Luigi Moio mentre il Grosso D’Oro Veneziano è andato a Yolande Mukagasana. Secondo la giuria, la scrittrice che ha raccontato il genocidio nel Ruanda e già candidata al Nobel per la pace, ha “saputo trasmettere attraverso la sua forza d’animo, i suoi scritti e la sua voce un messaggio di verità, giustizia e riconciliazione, oltre che un monito contro i conflitti e la brutalità che alimentano incontrollati flussi migratori, insicurezza e moti di intolleranza tra popoli ed etnie”.