A niente è servita l’iniezione di denaro del patrimonio personale (11 milioni di sterline) lo scorso anno per evitare il collasso. Per la catena ‘italian style’ di Jamie Oliver, celebrity-chef della tv britannica sembra proprio arrivata la chiusura del sipario. Il piccolo impero, formato da 23 esercizi della catena Jamie’s Italian, più i due ristoranti londinesi Fifteen e Barbecoa, è da oggi in amministrazione controllata sotto la gestione della società di consulenza KPMG. Ad annunciarlo è stato lo stesso Oliver: “Sono profondamente dispiaciuto di questo epilogo – ha detto – capisco quanto possa essere difficile ora per lo staff e i fornitori”.
La fine di una bella storia, nata nel 2002 con l’apertura di Fifteen a Londra. Oliver, aperto, gioviale e sempre positivo, è stato un testimone importante della cucina britannica e soprattutto dell’impegno a sostenere un’alimentazione più sana, in particolare per giovani e bambini. Adesso sono a rischio più di 1000 posti di lavoro: scampati al piano di ristrutturazione del 2018 che era sfociato nella liquidazione di altri 12 ristoranti dopo la chiusura dell’anno con perdite da 101 milioni di sterline.
Il crac di Oliver, dopo una storia imprenditoriale di alti e bassi (lo chef stesso ha ammesso che almeno il 40% delle sue attività imprenditoriali sono state un insuccesso) seguita alla fama televisiva, arriva sullo sfondo della crisi strutturale che sta investendo diversi marchi del settore della ristorazione britannica, oltre che del retail in generale: fra gli altri Carluccio’s (specializzato pure in gastronomia italiana), Byron Burger e Gourmet Burger Kitchen.