La viticoltura d’alta quota ha sempre evocato un impegno eroico. Viti strenuamente ancorate a minuscole terrazze strappate alla montagna. Oppure stese ai piedi di maestose catene. In ogni caso le loro uve esprimono natura all’ennesima potenza. Per questo i vini che se ne traggono sono di estremo valore. Veri, vivi, impavidi.
L’ultimo nato dell’azienda argentina, Terrazas Grand Malbec, è approdato l’altro giorno a Milano per una degustazione che non poteva avere altro pairing delle carni succulente proposte alla Griglia di Varrone. Questo Malbec nasce dall’assemblaggio di vini provenienti da appezzamenti selezionati in tre dei migliori vigneti, contraddistinti da una varietà di altitudini e tipologie di terreno che gli conferiscono ampiezza e complessità: Las Compuertas (1.070 m) a Luján de Cuyo, Paraje Altamira (1.100 m) e Los Chacayes (1.200 m) nella Valle de Uco.
Come ha ben spiegato Gonzalo Carrasco, Senior Winemaker di Terrazas de los Andes, “il Malbec dei profondi terreni di Las Compuertas esprime aromi e sapori di frutti rossi, tannini rotondi e un’eleganza distintiva, mentre il terroir pietroso di Paraje Altamira conferisce ai Malbec note floreali e speziate aromatiche, oltre a un grande equilibrio: completa l’assemblaggio la “terra delle pietre che rotolano”, Los Chacayes, con un Malbec di splendida intensità cromatica, aromi di frutti a bacca nera e note minerali con struttura, concentrazione e freschezza luminosa”.
I vini dell’azienda di Mendoza possono contare anche sull’expertise di Roberto de la Mota (figlio del “padre del Malbec” Raul): insieme a lui Hervé Birnie-Scott, direttore della tenuta, ha scelto la strada meno battuta, con una ossessiva ricerca della migliore altitudine per ogni espressione varietale. Il risultato sono dei vini importanti, di grande struttura e autentica espressione del terroir.