Gioconda detta Bruna. Forte come l’acciaio, accogliente come un porto sicuro. Battagliera e indomita, capo incontrastato della tribù. La prima ad arrivare, l’ultima ad andarsene. Altre fibre, direbbe qualcuno. E chissà, forse ha proprio ragione, perché Bruna Cerea, punto di riferimento della famiglia più stellata d’Italia, ha veleggiato verso le 80 primavere con lieve nonchalanche e piglio deciso. Oggi è il compleanno di una donna importante per l’alta cucina italiana, anche se non ha mai indossato la toque.
Quella era ben ferma sulla testa dell’adorato compagno, Vittorio, ma dietro ai successi del marito (seguiti poi da quelli innumerevoli dei figli) c’era sempre lei. E ancora oggi ad accogliere i clienti – quando la pandemia consente – è questa signora dagli occhi vispi e i gesti misurati. Della delicata nonnina ha ben poco la Bruna, e non solo perché oggi a 80 anni si comincia solo a diventare anziani.
Adorata dai cinque figli (Chicco, Francesco, Barbara, Roberto e Rossella) la signora Cerea è ancora pienamente integrata nel business di famiglia. Che si avvia tra poche settimane – il 6 aprile – a festeggiare i 55 anni di attività.
Bruna nasce Gioconda (al compimento dei 50 anni del ristorante nel 2016, i figli le hanno dedicato un lievitato che hanno chiamato proprio così) ed è di Bergamo. Nel 1960 conosce Vittorio, che gestisce un piccolo bar, lei si innamora dei suoi occhi celesti. Si sposano dopo tre anni, durante i quali Bruna comincia a sperimentare in cucina: Vittorio porta al locale e fa assaggiare ai clienti. Nascono così, ad esempio, i celebri cannoli che ancor oggi concludono in bellezza un pranzo a Brusaporto. Il 6 aprile 1966 a Bergamo, in Viale Roma apre Da Vittorio: l’inizio di un’avventura incredibile che porterà alle tre stelle Michelin e alla creazione di un polo di alta ristorazione unico in Italia.
Geniale l’intuizione di Vittorio: portare la cucina di pesce in una città votata alla carne. Ma senza il sostegno di Bruna e la sua determinazione nel portare avanti un progetto all’epoca così all’avanguardia, sarebbe stato tutto più difficile. Da lì è stato un susseguirsi di successi: la prima, inaspettata e felice stella guadagnata da Da Vittorio nel 1978, la seconda in tandem con i figli nel 1996, l’ultima, nel 2010, bellissima e insieme triste perché il patriarca era venuto a mancare 5 anni prima, poco dopo il trasferimento a Brusaporto. E poi il catering d’autore, la presenza in ogni grande manifestazione dello stile italiano, le aperture all’estero.
“Ogni tanto penso che dovrei fermarmi, eppure non ne sono capace, sono troppo innamorata di quello che vedo qui e troppo grata per quello che qui ricevo” dice Bruna. Che non rinuncia mai, nel giorno di chiusura, a cucinare per tutta la sua tribù di figli, nuore, generi, nipoti.