Si potrebbe definire autarchia carbonica. Le bolle, quelle vere, sono nostre: così la pensa Putin che venerdì ha firmato una legge in cui vieta allo Champagne di chiamarsi Champagne. Contraddizioni in termini si dirà. Visto che le bolle francesi godono di una «denominazione di origine controllata» e possono essere prodotte solo in un perimetro ben circoscritto nell’omonima regione della Francia nord-orientale.
Il presidente russo però si è ricordato che, come spiega il sito Sputnik, «il termine champagne, scritto in cirillico, è utilizzato in Russia dall’epoca sovietica per una bevanda tipo spumante prodotta a livello industriale. Grazie a una fermentazione accelerata, il ciclo di fabbricazione di questo “champagne sovietico” dura appena tre settimane, in distillerie che non sono associate a regioni vinicole particolari».
Per le maison più blasonate è stata un’offesa inaccettabile. I grandi champagne francesi adesso dovranno essere definiti semplicemente spumanti. Ma i produttori d’Oltralpe non hanno alcuna intenzione di mettersi a ri-etichettare le loro bottiglie. E dunque la risposta francese non si è fatta attendere. Bernard Arnault, proprietario di Lvmh, il gruppo che possiede le maggiori etichette di champagne, da Krug a Dom Pérignon, ha subito bloccato le spedizioni di bottiglie verso la Russia. Per il momento il blocco delle spedizioni delle bottiglie del gruppo Lvmh è stato deciso solo in maniera temporanea, il tempo «di trovare una soluzione appropriata». In attesa forse che Il Governo francese prenda una posizione ufficiale.
È possibile che alla fine venga trovata una soluzione ma nel frattempo potrebbero avvantaggiarsene le bollicine italiane, già ben presenti sul mercato russo con Prosecco e Asti Spumante.