“Quando sono venuti a farci festa Bottura, Alajmo e Crippa eravamo a disagio. Felicissimi ma un po’ in soggezione. Ci avevano invitato a venire ad Anversa, immaginavamo di essere saliti tra i primi 50, ma essere così in alto, quindicesimi… è una enorme soddisfazione e una grande responsabilità, dobbiamo rappresentare al meglio la cucina italiana, la cucina della provincia italiana!”. Per Riccardo e Giancarlo Camanini del ristorante Lido84 a Gardone Riviera deve essere stato strano aver superato in classifica certi mostri sacri (non Bottura che dalla Hall of fame può benedire tutti dall’alto senza entrare più in gara). Tra i 50 migliori ristoranti al mondo loro sono al 15mo posto. Enrico Crippa con Piazza Duomo di Alba è al 18mo e Massimiliano Alajmo delle Calandre a Rubano al 26mo. Anche loro sono saliti in classifica, ma il balzo dei Camanini è stato straordinario e inaspettato. Nell’ultima classifica, quella del 2019 pre-pandemia, erano in 78ma posizione.
Un salto ben giustificato dalla qualità della cucina di Riccardo, dalla calda accoglienza in sala di Giancarlo, dalla costanza della ricerca, dall’intransigenza su ingredienti e tecniche, dall’umiltà nell’approccio alla gastronomia. Tutti amano i Camanini. La Michelin per ora li ha gratificati solo con una stella, chissà che non ci siano novità nella prossima guida.
La riservatezza proverbiale di Riccardo Camanini – in fondo è un bergamasco! – appare quasi anomala in questo mondo di chef super mediatici. Forse non ha nemmeno un tatuaggio. Sicuramente ha immaginazione e grande tecnica, e ha fatto tutte le esperienze giuste. Al fianco di Gualtiero Marchesi all’Albereta di Erbusco (“mi ricordo che ero lì quando qualcuno mi parlò per la prima volta di Massimiliano Alajmo, giovanissimo e già stellato”), Le Manoir aux Quat Saison con Raimond Blanc, La Grande Cascade a Parigi, con Jean-Louis Nomicos, che è come dire Alain Ducasse, e la Villa Fiordaliso a Gardone Riviera.
I fratelli sono fortissimamente legati al proprio territorio e hanno sempre avuto grande cura dei collaboratori. Il che, in tempi in cui il tema del “benessere” dei lavoratori del food è salito con prepotenza alle cronache, spiega perché siano tra i pochissimi a non avere avuto problemi alla ripartenza. Tutti i loro collaboratori erano come sempre al loro fianco. E se Daniel Humm del newyorkese Eleven Madison Park sostiene – non provocatoriamente – che i ristoranti dovrebbero aumentare i prezzi del 40% per riuscire a stare in piedi, i Camanini per ora non hanno aumentato di una lira il loro menù degustazione. Sicuramente uno di quelli più abbordabili nel mondo del fine dining. “Vogliamo che anche i giovani e chi abita qui vicino, senza essere benestanti, possano avere un’esperienza ai nostri tavoli”. Chapeau.