Nei giorni scorsi Udine è stata il centro dell’alta gastronomia mondiale. E una festa dell’amicizia. Forse ancora più l’una dell’altra. Perché tu non riesci a portare in questo lembo di terra di confine il meglio della cucina mondiale se tutto non nasce dai rapporti personali, dalla gioia di ritrovarsi, di condividere e improvvisare insieme.
Ein Prosit 2022 è stata una gigantesca jam-session ai fornelli. E come accadeva quando i grandi del jazz si ritrovavano sul palco per il semplice piacere di suonare, così cuochi anche lontanissimi per geografia, estrazione, creatività e intuizioni si sono divertiti a creare insieme inaspettate sinfonie gastronomiche. Oppure hanno scardinato le aspettative con un gioco di memorie, come ha fatto Dabid Munoz cucinando la paella della nonna (con ingredienti che difficilmente però abitavano la dispensa della abuela).
Ein Prosit non è un congresso (evviva), non ha verità da comunicare nè “manifesti” da proporre. In ultima analisi è una grande immaginifica festa dove non prendersi sul serio è l’unica cosa seria da fare.
La vera leggerezza – si sa – alle spalle ha però radici solide. E così è per una manifestazione che ha tra i propri obiettivi la promozione del territorio – non a caso è sostenuta dalla Regione – e si propone una progressiva crescita dell’offerta gastronomica locale. Non che i campioni manchino. Emanuele Scarello, Antonia Klugmann, Fabrizia Meroi hanno il rilievo che meritano, ma manca un drappello di giovani pronti a seguirne le orme. O perlomeno non c’è ancora la dovuta consapevolezza della strada da percorrere.
Comunque sia in questi giorni chi era a Udine era sopraffatto dalle opportunità: ogni sera almeno tre cene a cui non avresti voluto rinunciare tra le dieci-dodici proposte, imperdibili per statura dei protagonisti e accostamenti insoliti, oltre ai tanti spunti che oltrepassavano gli stretti canoni dell’alta cucina.
Oltre 70 chef di gran fama, da Alex Atala a Massimo Bottura e Yoshihiro Narisawa, 120 appuntamenti tra cene, degustazioni e masterclass. Un girotondo di mixologist capitanati da Dom Carella e i dj-set a cura dei Massive Attack. What else?
Paolo Vizzari e Manuela Fissore hanno confermato la propria capacità di reclutare il meglio del fine dining internazionale e rendere lieve e giocosa quella che deve essere stata un’organizzazione ferrea. Claudio Tognoni, a cui si deve la creazione di Ein Prosit, pensa già al futuro e ha nel cassetto qualche sorpresa per un altro caposaldo del territorio, i grandi vini bianchi.