Ultimissimi scampoli di questa lunga – quasi estenuante – estate. Prima che prevalga il desiderio di funghi e castagne quest’ultimo weekend di calura fuori stagione è perfetto per l’ultima scappata in spiaggia. Un fine stagione ideale per la perla della Versilia, Forte dei Marmi. Languide passeggiate al tramonto sulla spiaggia ormai quasi in disarmo, giri in bicicletta, toccata e fuga alle vicine Apuane.
E, sicuramente, belle cene. Accanto agli indirizzi storici – e locali da tempo accreditati nel fine dining come il Lux Lucis di Valentino Cassanelli – Forte oggi propone tavole gourmet di livello con giovani cuochi talentuosi e sempre più attenti a valorizzare le materie prime locali.
Al Parco, l’elegante ristorante incastonato nel giardino interno di Villa Grey, cucina Giovanni Cerroni. Romano, studi classici, esperienze in santuari gastronomici internazionali come Mugaritz nei Paesi Baschi ma anche un solido tirocinio in insegne italiane (da Arnolfo a Inkiostro), Giovanni ha ancorato la propria proposta gastronomica versiliese al territorio che lo circonda. “A tavola porto tutto ciò che offre il mare – racconta – seguendo anche qui la stagionalità, non si può servire triglia tutto l’anno!”. Ricordi di cucina familiare affiorano qua e là, così come le origini romane, ma l’animella, ad esempio, si rilegge avvolgendola con il lardo di seppia. “In generale ci proponiamo di lavorare la materia prima a 360 gradi – afferma il giovane cuoco – se cucino una zucchina il cuore bianco viene marinato e poi fritto, con le parti verdi facciamo un’estrazione e poi mettiamo in infusione con il cardamomo, con gli scarti dei pomodorini che poniamo sotto calce realizziamo una demi-glace e poi la usiamo per spennellarli…”.
Nei suoi piatti si legge una tecnica ben consumata ma le proposte sono sempre accessibili, senza rischi di esasperazioni velleitarie. E di certo non si scandalizza se da un tavolo arriva l’immancabile richiesta dello spaghetto con arselle. Del resto siamo pur sempre al Forte…
Nei due menù degustazione un’apparente classica Insalatina di fagiolini e cannolicchi ha alla base una crema di mandorle e viene completata da salicornia, caviale e aria di burro e champagne.
Il Risotto alla Milanese diventa uno Spaghetto allo zafferano, midollo arrosto e alloro, con uno scampolo di foglia d’oro, in onore del maestro Marchesi.
Il ristorante è all’interno di una villa storica donata un tempo alle suore francescane, che ne fecero una pensione senza troppe pretese. Oggi è proprietà della famiglia Larini, impegnata nel mondo del cinema, che ha realizzato un’importante e raffinata ristrutturazione.
Sulla spiaggia il Bistrot guidato da Michele Mascia è dedicato alla tradizione della cucina versiliese, dal gnocchetto agli scampi, al fritto con la paranza o la trabaccolara.
A poche centinaia di metri, sul lungomare, un luogo iconico del Forte, l’hotel Byron. Fatta costruire come villa privata da José Ceferino Canevaro duca di Zoagli, la dimora per desiderio del duca, personaggio dallo spirito libero e anticonvenzionale, divenne un elegante esempio di “art nouveau”.
In brevissimo tempo catturò l’attenzione dell’aristocrazia, che ne fece luogo di ritrovo, e fu meta di villeggiatura per le case regnanti. Agli inizi del ‘900 la villa si trasformò in hotel, prendendo il nome da George Gordon Noel Byron, che tra il 1821 e 1822 visitò il Gran Ducato di Toscana e in particolar modo Livorno e Pisa, passando anche per la Versilia.
Oggi l’albergo è di proprietà della famiglia Madonna, cui fa capo anche l’Hotel Plaza e de Russie a Viareggio, insieme ad altre intense attività immobiliari. Salvatore Madonna, perfetto padrone di casa, ha portato all’interno della struttura anche la sua passione per l’arte. Qui vengono esposte ciclicamente opere di vari autori. Nel passato hanno esposto gli scultori Massimiliano Pelletti e Girolamo Ciulla, il pittore e scultore Valerio Berruti, l’artista giapponese Kan Yasuda, che per stare più a contatto con il marmo delle Apuane ha scelto di vivere e lavorare a Pietrasanta.
La proposta gastronomica del Byron è concentrata ai tavoli accoglienti ed eleganti del ristorante “La Magnolia”, recentemente spostato al primo piano della dependance della villa principale e guidato dalla stagione 2022 da Marco Bernardo. Classe 1994, di Airola (Benevento) Marco si è formato tra Parigi e Londra (Le George Four Seasons e Alain Ducasse at The Dorchester). “La Toscana – dice – è un bellissimo compromesso tra mare e terra. Una ricchissima fonte di ispirazione perché luogo ricco di materie prime, di piatti della tradizione, anche poveri, come quelli della mia amata Campania”. Due i menù degustazione che propone, “Da qui si sente il mare” (solo pesce) e “Dal Tirreno alle Apuane”.
Tra i piatti che rappresentano al meglio la cucina di Bernardo le Eliche di Gragnano, triglie di scoglio, stringhe e arachidi e il Mosaico di pesce, zafferano e pane perso di campagna. Le eliche in Campania vengono abbinate al ragu di triglie: Marco ne ricava un estratto e unisce fegato e burro di arachidi per la salsa. Il piatto si completa con i filetti di triglia e un pesto di arachidi salati e basilico, mentre la croccantezza è garantita dalle stringhe versiliesi, fagiolini lunghi tipici della zona di Lucca. Altro piatto il Mosaico di pesce, che al palato ricorda la classica zuppa, dove trovano spazio cinque tipologie di pesce che cambiano in base all’offerta del giorno. Il pain perdu è arricchito con il pomodoro, imbevuto nel brodo del pesce e poi arrostito con il burro.