Quando ha definitivamente chiuso i battenti del suo ristorante alla fine di luglio gettando nella disperazione migliaia di gourmet Ferran Adrià aveva solo una cosa chiara in mente. I mesi successivi sarebbero stati dedicati a creare la nuova fondazione sul cibo che chiamerà a raccolta menti da tutto il mondo per studiare e fare ricerca su tecniche gastronomiche e materie prime. In realtà una definizione assai parziale di quello che vuole essere un think-tank sul cibo a 360 gradi. L'altra certezza era il supporto di Telefonica, il grande gruppo di telecomunicazioni spagnolo.
Ora si è deciso come strutturare la fondazione. O meglio si sono poste le basi per farlo. Come? Con una gara tra le maggiori business school internazionali, chiamate a definire tutte le fasi di realizzazione dell'ente, dalla raccolta dei fondi, alla ricerca dei talenti, alle strategie di marketing. Saranno della partita l'Esade di Barcellona, la London Business School, la Columbia e la Harvard Business School, e la Uc Berkeley Haas. Gli studenti approderanno sulla costa catalana in team di tre persone più un mentore e i business plan elaborati verranno giudicati da una ristretto numero di persone: oltre ad Adrià, per certo ci sarà Joseph Stiglitz, il Nobel per l'economia.
Lo chef catalano chiede soluzioni che consentano di parlare a una platea globale, con il ricorso alle più efficaci tecnologie di comunicazione. Nessuna altra regola stringente. L'elemento imprescindibile per Adrià è una forte dose di creatività che – ha detto al lancio dell'iniziativa – è passione, non lavoro. E se viviamo in un momento di scarse o scarsissime risorse ancor meglio: "Per uscire dalla crisi avremo bisogno di un sacco di creatività". Detto da lui, non fa una grinza.