Gino Lunelli, dopo mezzo secolo di attività e con un certo sconcerto di quanti conoscono il suo inossidabile attaccamento all'azienda, ha ceduto il timone della centenaria casa vinicola trentina. Lo aveva preannunciato qualche mese fa in occazione del premio Ferrari alla copertina dell'anno ma pochi gli avevano creduto. Invece da oggi prende il suo posto come presidente operativo (Gino per sè ha scelto la carica di presidente emerito che gli suonava meglio di onorario) il nipote Matteo, uno dei quattro attivi in azienda. L'esuberante patron ha ricordato con emozione gli anni al vertice dell'azienda al tavolo del ristorante Trussardi, dove in cucina era rientrato per l'occasione Alfio Ghezzi, per oltre quattro anni 'secondo' dello chef Andrea Berton. Ghezzi oggi fa parte della squadra Ferrari: la famiglia Lunelli lo ha voluto come chef responsabile della locanda Margon, e lui ha ricambiato il favore guadagnando una stella Michelin nel giro di pochi mesi.
Passaggio del testimone e nuova governance, indirizzata dallo studio Ambrosetti, con un patto di famiglia che rinnova l'impegno a uno stretto rapporto con il territorio e a uno spirito innovativo nel solco della tradizione. Matteo Lunelli, 37 anni, nel 2003 aveva fatto l'ingresso in azienda lasciando una carriera finanziaria nella City.
Ha annunciato un forte impulso alla presenza sui mercati esteri (in particolare Russia e Brasile) e la volontà di crescere anche con acquisizioni in Italia. Con lui in azienda altri tre esponenti della terza generazione: Marcello enologo e vicepresidente, Camilla, anima della comunicazione, e Alessandro, chiamato a guidare l'area tecnica. Nel consiglio di amministrazione della holding Lunelli Spa sono stati cooptati Innocenz Cipolletta e Lino Benassi.