All’Arsenale non ci sono più code. E nemmeno negli altri grandi musei è più necessario accamparsi con qualche genere di conforto in attesa che la fila si sfoltisca. Finita la buriana dei vernissage della Biennale2019 questo è il momento ideale per una gita a Venezia. Sia per gli appassionati di arte – c’è veramente da perdersi tra padiglioni nazionali e mostre fuori-Biennale – che per gli eterni innamorati della città più straordinaria al mondo.
Oltretutto la città lagunare è ormai diventata meta gourmet, con felici incursioni di alcuni nomi grossi dell’alta cucina nazionale, da Alajmo a Bartolini.
Ma anche l’offerta gastronomica degli alberghi è sempre più attenta e interessante. Con cucine fresche, stagionali e rispettose della tradizione veneziana. Un esercizio tanto più lodevole quanto più è ingente la platea degli ospiti.
Da questo punto di vista è decisamente da segnalare l’attività di Ivan Catenacci, alla guida della folta brigata (“ma non siamo mai abbastanza”) che gestisce tutte le cucine dell’Hilton Molino Stucky alla Giudecca. Con 379 stanze disseminate nell’imponente edificio che nell’Ottocento ospitava il maggior mulino dell’area, l’albergo è di gran lunga il più ricettivo della città, non a caso dedicato anche a ospitare congressi e conferenze.
Tutte le proposte gastronomiche fanno riferimento a Catenacci, un cremonese dai modi asciutti che si spalanca al sorriso quando ricorda i suoi debutti: “dopo la scuola alberghiera a Genova speravo di imbarcarmi sulle navi da crociera, per girare il mondo, ma non andò così”. Il mondo comunque l’ha girato lo stesso, dopo essere entrato, a soli 18 anni, nell’universo Hilton. Australia, Medio Oriente, Americhe. Poi a 27 anni l’idea di mettersi in proprio. “Il ristorante andava anche bene – racconta – ma quella vita non faceva per me, avevo troppa voglia di ripartire”.
Da diversi anni stabilitosi a Venezia, quando Hilton ha deciso di aprire ristrutturando il molino ormai in piena decadenza, i destini si sono nuovamente incrociati.
Oggi allo Stucky Catenacci gestisce i due ristoranti, aperti solo la sera: un locale dall’atmosfera yachting club, Aromi, e la versione veneziana, Bacaromi che propone una cucina più svelta e anche più tradizionale.
Pesce fresco, molte verdure, piatti curati ma mai troppo sofisticati, porzioni generose (non dimentichiamo che la stragrande maggioranza degli ospiti dell’albergo è americana). Un rapporto qualità-prezzo per Venezia più che adeguato.
Snack e piatti più easy allo Skyline, il bar in terrazza con vista mozzafiato sulla città. Molto divertente la lista dei cocktail, che sono divisi a seconda dello spirit principale, accoppiato a uno dei sestieri, i quartieri in cui è divisa Venezia: Castello per il Gin, Giudecca per il Whisky, Cannaregio per il Rum e così via…
Dal mese scorso sono poi ripartiti gli appuntamenti WDine Tasting, in cui viene proposto un menù degustazione in abbinamento ai vini di una determinata etichetta. Ad aprile cena piemontese con i vini di Vite Colte, stasera arancini, sarde alla beccafico e timballo di anelletti per accompagnare i sontuosi vini siciliani di Donnafugata. I prossimi appuntamenti saranno con un Prosecco e vini altoatesini.
Per essere a Venezia un’altra cosa è degna di nota: la cortesia accogliente del servizio, caldo senza essere invadente (se vi capita di andare cercate di essere ai tavoli serviti dal signor Sergio…). Non stupisce dunque che i ristoranti del Molino Stucky siano stati premiati nel 2018 con i titoli Destination Restaurant of the Year, Italy ai Luxury Travel Guide Food & Drink Awards e come Fine Dining Experience of the Year 2018, Veneto ai Travel & Hospitality Awards.