Cervo e agnello neozelandesi: quando il pascolo fa la differenza

Si può mangiare della tartare di cervo e non sentire – neanche lontanamente – un retrogusto di selvatico? Sì. Ma solo se si sta assaporando un piatto preparato con carne di cervo d’allevamento neozelandese. E non serve andare dall’altra parte del globo. Ora queste carni sono importate in Italia, insieme ad altre specialità della Nuova Zelanda.

I suoi vini sono conosciuti in tutto il mondo, come sanno bene i nostri produttori che se li trovano acerrimi concorrenti su molti mercati. Ma, a parte i kiwi, sono meno noti gli altri prodotti agroalimentari d’eccellenza che arrivano dalla terra dei venti e della vela.

46987078945_e20e6b41a9_nVongole extra-large, le Cloudy Bay Clams. Il New Zealand King Salmon, allevato in acque profondissime e movimentate dalle correnti, che ha una texture sconosciuta ai più grassi salmoni in circolazione. La nuova varietà di agnello Te Mana Lamb. Agnelli che pascolano in ambiente alpino e sono in grado così di sviluppare un diverso tipo di grasso intramuscolare, più ricco di Omega 3. Il risultato è una carne marezzata, che mantiene meglio forma e consistenza durante la cottura.

Un’anteprima golosa di questi prodotti è andata in onda presso il ristorante di Identità Golose, in cucina gli chef Andrea Ribaldone e Peter Gordon, celebre in patria ma ormai da anni a Londra dove ha il ristorante The Providoes.

La console generale della Nuova Zelanda Ann Clifford ha sottolineato lo sforzo del paese nella sostenibilità delle pratiche di allevamento: standard di benessere animale più elevati che altrove e un’area marina protetta (pari a quattro volte la superficie terrestre dell’intera Nuova Zelanda) in cui è vietata la pesca a strascico.