Mai come in Champagne la firma dello chef de caves è un vero sigillo. Anche da noi grandi vini sono legati indissolubilmente agli enologi che li hanno creati e seguiti. Ma forse, come spesso accade anche in altri settori, noi italiani ci inchiniamo alla sobrietà e riteniamo inadatta presunzione quel che sarebbe legittimo orgoglio.
Detto questo, chapeau ai cugini d’Oltralpe che, invece, i loro chef de caves li mettono sul palco. È accaduto ancora un paio di settimane fa, seppure su palco digitale, con Veuve Clicquot. Era stata – magistralmente, va detto – organizzata una degustazione online della Grande Dame 2008. E, nell’occasione, si dava spazio a Didier Mariotti, chef de caves della maison dal settembre 2019, dopo una lunga esperienza in Champagne. Nonno vignaiolo in Corsica, la nonna proprietaria del Domaine Armand Rousseau in Borgogna. Esperienze in Moet&Chandon e Nicolas Feuillatte.
La Grande Dame, è stato annunciato, “non è mai stata così audace come nell’annata 2008”. Mariotti, seppure non coinvolto in prima persona nella realizzazione della cuvée, che si deve a Dominique Demarville, ha esposto al giudizio di molti esperti (e qualche apprendista come me) questa versione coraggiosa e potente, con un assemblaggio composto per il 92% da Pinot Noir, la percentuale più alta di tutta la storia di Veuve Clicquot. Un’espressione che – spiega la casa – “rende onore alla prevalenza del Pinot Noir, con uno stile che è la firma della Maison, all’eredità di Madame Clicquot e alla sua predilezione per la struttura e la forza”.
Il Pinot Noir – cui si deve freschezza, mineralità e potenza di questo assemblaggio – proviene dagli storici Grands Crus Veuve Clicquot di Aÿ, Ambonnay, Bouzy, Verzy e Verzenay, mentre l’8% di Chardonnay ha origine nel Grand Cru della Maison a Le-Mesnil-surOger. La Grande Dame 2008 è nata per la particolare qualità delle uve e per la notevole acidità, che richiamava altre straordinarie annate Veuve Clicquot, come la 1995, 1985 e 1979.
La Premium Cuvée La Grande Dame fu creata per la prima volta nel 1962, per essere commercializzata nel 1972, in occasione del bicentenario della Maison. Con un omaggio all’audacia, la curiosità e la capacità di innovazione di Madame Clicquot, giovane vedova capace di sovvertire le regole dell’epoca con soluzioni ancora oggi impiegate nella produzione dello Champagne: il primo Champagne Millesimato (1810), la table de remuage, l’attuale pupitre (1816) e il primo Champagne Rosé per assemblaggio della storia (1818).
“La mia idea è condurre La Grande Dame verso la raffinatezza e l’eleganza che il Pinot Noir ci offre in questi Grands Crus” – aveva spiegato Demarville -. In un certo senso è questo il tocco speciale di Veuve Clicquot: abbinare in questa eccezionale Cuvée la profondità e la morbidezza con la leggerezza e l’eleganza”.
L’assemblaggio de La Grande Dame Rosé 2008 si ottiene aggiungendo il 14% di vino rosso Pinot Noir del Clos Colin di Bouzy, uno dei più storici appezzamenti fra i vigneti Veuve Clicquot.
Durante la degustazione online è stato effettuato anche un interessante esperimento, avendo a disposizione calici di diversa ampiezza. Ebbene in quello più ampio la vinosità di questa Grande Dame poteva esprimersi in tutta la sua vitalità. Entrambe, La Grande Dame 2008 e La Grande Dame Rosé 2008 hanno flessibilità di abbinamenti. Quelli perfetti, secondo la Maison, sono le ostriche, una tartare di pesce, i frutti di mare o anche il pollo al sesamo con La Grande Dame 2008 . Manzo, ravioli di gamberi, l’agnello e i pomodori ripieni con La Grande Dame Rosé 2008.