A proposito della 50Best appena andata in scena a Torino

Qualche riflessione a freddo sui 50Best andati in scena a Torino.

Maido al vertice è stato una sorpresa? Non per molti, anche se ultimamente sale sul podio il ristorante che era l’anno prima al secondo posto. E quindi, in questo caso, Asador Extebarri, universalmente adorato dai gourmet (riesce a mettere d’accordo puristi della tradizione e cacciatori di innovazioni spinte). Si rifarà l’anno prossimo, probabilmente. Intanto quest’anno si porta a casa il premio Best Sommelier per Mohamed Benabdallah.

Gli italiani come sono andati? Bene, secondo me. Rientrano Le Calandre al 31mo posto (un balzo all’insù di 20 posizioni) e Atelier Moessmer Norbert Niederkofler che si attesta ventesimo. Subito alle spalle di Alajmo Piazza Duomo (ed è opinione comune che Enrico Crippa l’anno prossimo salirà, perché molti in questa occasione hanno avuto l’opportunità di assaggiare la sua cucina), Reale di Niko Romito sale al 18mo posto mentre Lido 84 resta il più alto degli italiani, al 16mo (l’anno scorso erano al 12mo). Last but not least Uliassi, in 43ma posizione, salito pure lui. Va ricordato poi che nella seconda parte della classifica, al 92mo posto, ha fatto il suo debutto Al gatto verde, il ristorante di casa Maria Luigia della Francescana Family dove è protagonista la talentuosa Jessica Rosval. Destinati a fare sempre meglio.

Il vero vincitore continua ad essere il marketing? A guardare la pattuglia di ristoranti di Bangkok presenti in lista verrebbe da dire di sì. Ma è il segreto di Pulcinella. Più gente visita i ristoranti, maggiori probabilità di voti (eccetto Asador che se ne infischia e non invita nessuno). Spicca in ogni caso la forte presenza dell’Asia, accanto a un Sudamerica sempre in spolvero. L’Asia continuerà la sua corsa.

C’è meno visibilità per i ristoranti di pura sperimentazione? Probabilmente è l’effetto della tempesta geopolitica che stiamo attraversando. Un po’ di conforto almeno a tavola…

50Best continua ad essere la lista più influente per l’industry? A mio parere sì, anche se non dobbiamo scordarci quanto ancora muovano il business, e dunque i bilanci, i macaron della Michelin, soprattutto quando sono tre.

Onore dunque all’adorabile Micha. È Maido, a Lima, la miglior tavola del mondo per il 2025. Mitsuharu ‘Micha’ Tsumura l’altra sera ha coronato il sogno: straordinario interprete della cucina Nikkei, quella miscela deliziosa di tecniche giapponesi ed ingredienti peruviani che rappresenta una fetta importante della gastronomia del paese andino vista la percentuale di abitanti con origini – più o meno i lontane – nelle isole del Sol Levante. Maido, che in giapponese significa “benvenuto” è il saluto che si leva nel ristorante quando entra un ospite. E infatti, aldilà di ingredienti di altissima qualità, tecniche precise e grande abilità nel giocare sulle differenze tra le due tradizioni culinarie d’origine di Micha, è soprattutto l’accoglienza, l’ospitalità calda ed autentica a distinguere Maido.

Ultime cose da segnalare. Quintonil di Città del Messico scala meritatamente dal settimo al terzo posto. Alta cucina che non tradisce mai la purezza della tradizione e sa esaltare gli ingredienti più modesti.

Massimo Bottura e Lara Gilmore hanno ricevuto l’Icon Award, un riconoscimento al lungo, fruttuoso percorso compiuto nelle varie sfaccettature del loro impegno nel mondo del cibo, che è anche inclusione, sostenibilità, visione ed utopia. Cose tutte di cui abbiamo sempre più bisogno.

Della forza – a volte sin invasiva – del marketing nell’orientare le scelte dei votanti si è detto. Chi non riceve inviti, o non li vuole accettare, ha però l’opportunità di avvicinare chef anche molto lontani nelle occasioni create dalle manifestazioni gastronomiche. Che siano piccole o grandi. Di certo imperdibile per la varietà dell’offerta e la capillarità delle scelte, l’Ein Prosit di Udine, straordinario showcase della migliore cucina internazionale contemporanea.