Tra festival, congressi, showcase e appuntamenti gourmet ormai ci si perde. Una gioiosa macchina da guerra che percorre senza freno oceani e continenti all'insegna dell'alta gastronomia.
Spesso, bisogna ammetterlo, si vedono in giro le solite facce. Spicca per originalità e raffinatezza il programma di Epicurea, ideato da Andrea Petrini per il Bulgari Hotel di Milano. Sette chef ad alto tasso di sperimentazione, 14 appuntamenti (ogni chef cucina per due sere consecutive) da ottobre scorso ad aprile. Conl'omaggio ogni volta in un piatto del resident chef Andrea Ferrero.
I nomi? Rodolfo Guzmàn dal Cile, Bertrand Grébaut da Parigi, Ben Shewry (strepitoso) dall'Australia, Daniel Patterson da San Francisco, Kobe Desramaults dal Belgio, Blaine Wetzel ancora dagli Stati Uniti e, omaggio alla casa, Luca Fantin del Bulgari di Tokio.
Il fascinoso chef cileno che ha dato il calcio d'inizio è un esponente della New Wave sudamericana: cucina di erbe, bacche e radici della lontana Patagonia. Esiste un fil rouge, pur nella diversità di sensibilità, ricerca e prospettive. Tutti i cuochi invitati hanno in comune un intimo rigore, il culto della autenticità.
Non sono per tutti. L'altra sera un piatto di Patterson ha sconcertato più di un commensale. Ma quando è passato tra i tavoli lo chef, disarmato, appassionato e umile – così distante dallo star system che ha invaso anche le cucine – ha conquistato tutti. Indistintamente.