Perchè il New Yorker, rivista icona americana, decide di dedicare una ventina di pagine a uno chef italiano? Massimo Bottura, che comparrà sul prossimo numero del magazine, dedicato interamente al cibo, non è l'unico tre stelle Michelin in Italia. Anche se acclamato da tutte le guide forse non è nemmeno quello più adatto alle grandi platee di palati non addomesticati all'alta cucina. E' però, di certo il cuoco più intellettuale d'Italia. Quello che esprime al meglio la concezione di cucina come creazione artistica. E non solo perché è un appassionato collezionista di arte contemporanea (complice la moglie Lara, grande esperta). Bottura è colto. Appassionato di musica, di antropologia e semantica.
Serve questo quando si è ai fornelli?Per alcuni no. Anzi, lo ritengono un impaccio. Un eccesso di cerebralità che va a scapito della "naturalità", dell'immediatezza dei gusti.
Secondo me è un vantaggio. Essere poliedrico, raffinato, utopista accresce profondità alla cucina. Che, nella trasformazione della materia prima, condivide canoni e intenzioni dell'arte tout court. Non a caso Bottura è anche uno degli chef in mostra in queste settimane al Palais de Beaux Arts di Parigi nell'esposizione Cookbook.
Il New Yorker, evidentemente, cercava qualcosa di più di un genio dei fornelli.